Torino, 21 giu. (LaPresse) – “Scegliere di fare un’attività mineraria in Italia, in un contesto in cui abbiamo abbandonato questo settore negli ultimi 20-30 anni, è una scelta che comporta dei rischi e delle valutazioni di convenienza, che non vanno ideologicamente scartate a priori ma che richiedono un approfondimento”. Lo dice a LaPresse, Danilo Bonato, presidente di Erion, sistema multi-consortile no profit per la gestione di differenti tipologie di rifiuti, commentando il Dl Materie prime critiche che ha visto il via libera ieri in Consiglio dei ministri. “Fare una mappatura aggiornata dei giacimenti e avviare attività esplorative può essere un passo utile anche per valutate la convenienza tecnica-economica di sfruttamento del territorio in una prospettiva mineraria. Ci mancano anche le competenze sul geologico. Bisogna anche evitare il rischio che arrivino imprese minerarie cinesi, australiane o canadesi e quindi capire anche se questo tipo di sviluppo può portare dell’occupazione qualificata e del valore economico a realtà nazionali che però oggi non ci sono perché noi non abbiamo un’industria mineraria. Quando invece abbiamo un’industria del riciclo molto ben avviata”. Bonato ricorda poi che in Italia “noi abbiamo qualche giacimento conosciuto di litio vicino a Roma, qualche giacimento in Toscana e Sardegna ma, da un punto di vista geologico, non siamo un Paese ottimale per attività minerarie. Il regolamento parla di un 10% del fabbisogno da attività minerarie a livello europe. Quindi non è una gara a livello nazionale per raggiungere questo obiettivo, ma un disegno per fare attività di esplorazione ed estrazione dove è più conveniente”.

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