Roma, 18 giu. (LaPresse) – “Noi abbiamo posto la questione un mese e mezzo fa, a latere del tavolo sulla Patente a crediti, chiedendo di non ridursi all’ultimo. Ci era stato assicurato un intervento tempestivo eppure attendiamo ancora risposte, alla vigilia di una nuova ondata di calore”. Così Alessandro Genovesi, segretario generale Cgil Fillea, interpellato da LaPresse sull’insorgere dell’emergenza legata all’aumento delle temperature e sul famigerato ‘Protocollo caldo’ elaborata lo scorso anno ma rimasto, attualmente, sulla carta. Nell’ultimo schema discusso a settembre 2023 si prevedevano una serie di tavoli contrattuali settoriali tra sindacati e aziende da attivare entro l’autunno per declinare le buone prassi contro le condizioni meteo avverse nei luoghi di lavoro nei contratti collettivi nazionali attualmente in vigore. Ma la Cgil ribadisce la sua posizione: “Chiediamo di riconoscere la cassa integrazione”, afferma infatti Genovese. Se oggi, a fronte di temperature elevante, un’azienda edile mette i lavoratori in cig “quelle settimane mangiano la dote di 52 ore di cassa nel biennio e quindi le imprese non la usano. Noi chiediamo che vengano scomputate, nell’edilizia come negli altri settori”. Quindi da un lato, gli enti locali devono fare le ordinanze per vietare il lavoro nelle ore più calde, dall’altro il governo deve procedere con “un intervento strutturale non solo con decreti ad hoc. Noi – assicura il segretario Fillea – siamo anche disponibili a fare accordi per rimodulare gli orari”.

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