Milano, 10 apr. (LaPresse) – “Non abbiamo mai chiesto niente allo Stato, delle soluzioni economiche. Non viviamo in Francia, in Germania, in Inghilterra o negli Usa però non si ravvisano i motivi per cui le strutture sportive sono chiuse. Non c’è stato nessuno nel Cts, nessun ministro che si sia preso la briga di comunicare le motivazioni che hanno portato a una decisione assurda, con tutti i protocolli che sono stati già attuati e già accettati dal Cts, che hanno previsto altri esborsi di denaro”. Così a LaPresse Giampiero Guglielmi, presidente dell’Anpals, Associazione nazionale palestre e lavoratori sportivi. “Se ho detto che è più facile contagiarsi in un parco che in palestra? Ma sì, perché non c’è nessun tipo di controllo. È più facile – sottolinea – il contagio in un supermercato, in una farmacia, in una tabaccheria piuttosto che in una palestra. In palestra abbiamo tanti di quegli obblighi, dal contingentamento dell’affluenza delle persone a determinati orari per poter accedere, dall’igienizzazione degli attrezzi alla misurazione della temperatura e alla conservazione dei dati personali. Parliamo di norme talmente restrittive che forse” le palestre “sono gli ambienti al chiuso dove c’è il controllo maggiore”.

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