La sua eredità non si è mai scalfita, né ha mai sterzato verso l’oblio, dura da 30 anni e anzi si rafforza nel segno del mito. Ayrton Senna, il pilota-eroe senza tempo per cui sognare era qualcosa di necessario e che ha trovato la morte sul circuito di Imola quel maledetto primo maggio del 1994, è ancora una stella lucente, idolatrata e presa ad esempio per il suo talento, la tenacia, il coraggio ma soprattutto per quella visione che aveva della vita, “troppo breve per avere dei nemici” come lui stesso ripeteva spesso nelle interviste. Con tre titoli mondiali, 41 vittorie e 65 pole position, il brasiliano nato a San Paolo ha avuto una delle carriere più fulgide della F1, insieme a Lewis Hamilton, Juan-Manuel Fangio, Michael Schumacher, Max Verstappen, Sebastian Vettel e Alain Prost, il francese che resta intrinsecamente legato al destino di Senna. Non solo i due piloti correvano per la stessa squadra, la McLaren, ma la loro rivalità rimane nella storia della F1, la più feroce, e dunque spettacolare, che sia mai esistita.
L’aura di Senna rimane enorme come dimostrano le tante iniziative e celebrazioni che si sono succedute in questi mesi per celebrare l’anniversario della sua scomparsa. L’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola si è trasformato in un set a cielo aperto per ‘La notte di Ayrton’, occasione speciale per celebrare il pilota con l’attore e musicista Stefano Fresi a prendere posto sul rettilineo del traguardo e recitare un monologo dal titolo ‘Fresi racconta Senna’ tratto dal libro ‘Perdere Senna’ del regista e scrittore Giorgio J. Squarcia in uscita il 21 maggio. Per la prima volta dopo trent’anni, inoltre, la Williams F16 del campione brasiliano torna nella posizione in cui si trovava il giorno in cui partì per l’ultimo giro della vita, quando Senna prese posto nella piazzola numero uno dell’autodromo, la pole position per il Gran Premio di San Marino che si correva proprio a Imola. L’auto è esposta in pista, unica copia originale esistente dell’auto andata distrutta durante l’incidente in cui Senna perse la vita. A Torino, al Museo dell’Automobile, è stata già inaugurata la mostra ‘Ayrton Senna Forever’, la più grande e completa esposizione di vetture, memorabilia e libri, scatti fotografici mai realizzata dedicata alla leggenda brasiliana. In Brasile le tv nazionali hanno omaggiato in questi giorni l’eroe con una serie di documentari che cercano di rispondere ad alcuni perché sulla dinamica dell’incidente mentre Netflix ha rilasciato il primo teaser di ‘Senna’, la miniserie in 6 episodi nel corso delle quali viene ricreato il momento epico in cui il pilota vinse per la prima volta il Gran Premio di casa di Interlagos ’91 dopo essere rimasto bloccato in sesta marcia. Senza dimenticare le iniziative dell’Istituto Ayrton Senna, gestito dalla sorella Viviane e dalla nipote Bianca, che non smette di prendersi cura dei bambini bisognosi che lo stesso pilota, che non aveva figli, voleva aiutare. Senna ha lasciato il segno, in pista, nella vita e anche dopo la sua scomparsa. I miglioramenti implementati da allora hanno fatto sì che da allora un solo pilota sia morto in un incidente in F1 (il francese Jules Bianchi, nel 2015). E sebbene la sicurezza fosse già progredita negli ultimi vent’anni su iniziativa di piloti come il tre volte campione del mondo, Jackie Stewart, la morte di Senna ha spinto a nuovi sforzi sul fronte della sicurezza, come strutture deformabili, attrezzature adeguate e vaste aree di fuga sui circuiti. Senna unico e per sempre.