Passerella da trionfatore sugli Champs Elysee oggi per il 21enne sloveno che ha staccato di quasi due minuti il connazionale Roglic, dominatore sino a ieri della Grande Boucle
Un colpo di scena degno del miglior thriller. Tadej Pogacar ribalta il Tour, vince la cronoscalata con l'autorità dei campioni navigati, strappa la maglia gialla al connazionale Primoz Roglic e oggi ad appena 21 anni potrà correre lungo gli Champs Elysee da trionfatore. Sarebbe stato difficile prevedere un finale di tappa così travolgente e spettacolare ma la Grande Boucle regala favole come questa. E colui che veniva chiamato 'Piccolo Principe' è già diventato re.
Il mondo del ciclismo si deve infatti inchinare davanti ad un nuovo fuoriclasse che ha recuperato lungo i 36,5 chilometri da Lure fino alla vetta della Planche des Belles Filles i 57" di ritardo in classifica generale dal connazionale della Jumbo-Visma, salendo metro dopo metro, con pedalate potenti soprattutto nella parte più ripida del tracciato, sul gradino più alto. Fin dalle prime spinte Pogacar è apparso in grande forma imponendo un ritmo alla sua cronoscalata che nessuno è riuscito a sopportare, chiudendo in 55'55"21: battuti Ton Dumoulin così come Richie Porte, ma a restare bruciato dalla velocità del ragazzo di Komenda è stato soprattutto Roglic, sprofondato già al secondo intermedio e arrivato sul traguardo stremato, incredulo, con le lacrime e lo sguardo perso nel vuoto, suo e suoi compagni di squadra.
La maglia gialla, che aveva dominato in questa edizione con estrema autorità, si è dovuta arrendere lasciando sul terreno quasi 2 minuti al giovane talento, diventato professionista lo scorso anno e che in Francia si era presentato con il successo al Tour della California e tre tappe alla Vuelta di Spagna, conclusa terzo e come miglior giovane della corsa.
"Penso di star sognando. Mi sento come se la mia testa stesse esplodendo. Ero contento del secondo posto e ora sono qui con la maglia gialla. Non so cosa dire, è incredibile. Sono davvero orgoglioso della squadra. Hanno fatto uno sforzo così grande in tre settimane. Mi dispiace per Primoz Roglic. Finora aveva fatto un ottimo Tour de France e oggi ha avuto una brutta giornata. Per me, indossare la maglia gialla nell'ultima giornata, è solo un sogno e un grande traguardo. È fantastico", ha commentato a fine tappa Pogacar che ancora non riesce a realizzare la grandezza della sua impresa. "Non ero solo io a correre oggi. È il frutto di un lavoro di squadra sin dal giorno in cui abbiamo calcolato il percorso. Conoscevo ogni angolo. Sapevo dove accelerare. Dopo l'ottimo lavoro del mio staff e dei miei compagni di squadra, non mi restava che spingere sui pedali. Stavo ascoltando i tempi alla radio nella parte pianeggiante della gara ma una volta in salita non ho sentito nulla perché i tifosi erano troppo rumorosi. So salire molto bene, quindi sono andato a tutto gas. In realtà, il mio sogno non era vincere il Tour de France, ma solo partecipare", ha ammesso con estremo candore.
Parole che rievocano il principio decoubertiano che il pedagogista e storico francese pare abbia fatto sue rifacendosi ad un filosofo greco secondo cui l’importante non è vincere, ma partecipare con spirito vincente. Quello che Pogacar ha manifestato, con tutta la forza della sua giovinezza, in questo Tour che verrà ricordato per l'impresa di un principe diventato re che oltre al giallo conquista la maglia a pois di miglior scalatore e quella bianca di miglior giovane. Di questo Tour il bagliore azzurro lo lascia Damiano Caruso: l’atleta della Bahrain chiude la cronoscalata in 58'24" (settimo di giornata) ed entra nella top ten della classifica generale.
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