Tokyo 2020, Tita-Banti scrivono la storia: vela italiana torna d’oro dopo 21 anni

Prima di loro Alessandra Sensini era salita sul gradino più alto del podio a Sydney 2000

Lui è un ingegnere informatico, lei parla sei lingue. Ruggero Tita e Caterina Banti. Diversi nella vita ma uguali in barca. Un’accoppiata vincente che porta l’Italia sul tetto del mondo. Era da Sydney 2000 con Alessandra Sensini che la vela non portava una medaglia d’oro alla spedizione italiana. Ci sono voluti 21 anni ma la soddisfazione è immensa. Ed è proprio la campionessa toscana la prima a celebrarli.

I complimenti della campionessa Alessandra Sensini: “Due fuoriclasse”

“Sono stati fantastici, hanno fatto una settimana da manuale, perfetta. Sono dei fuoriclasse, si sono trovati”, dichiara contattata da LaPresse. I due hanno dominato la gara del nacra-17 fin dalle prime battute. Nella medal race è bastato marcare gli inglesi, gli ultimi rivali nella lotta all’oro, prima di potersi mettere la medaglia al collo. A premiarli il presidente del Coni, Giovanni Malagò. “In epoche non sospette avevo chiesto al Cio di effettuare questa premiazione. Avevo visto lungo”, dice. Grande pure la gioia del presidente federale Francesco Ettorre. “E’ una gioia indescrivibile. Un’Olimpiade sempre in testa. Sono stati superiori”, argomenta.

Tokyo 2020, Day 11 – Vela Nacra 17: storico oro per Ruggero Tita e Caterina Banti

Il trentino e la romana hanno due storie tutte da raccontare. Ruggero Tita, classe 1992, è un enfant prodige della vela. Nei piani iniziali avrebbe dovuto partecipare ai Giochi per poi essere parte dell’equipaggio di Luna Rossa nell’America’s Cup. Il covid però ha stravolto tutto e Tita ha dovuto prendere una decisione optando per le Olimpiadi. Una scelta vincente. La 34enne Caterina Banti, invece, si è avvicinata alla vela grazie al fratello. Le prime regate sono arrivate dopo i 20 anni. Prima la priorità ero lo studio. Laurea in studi orientali con una magistrale in studi islamici a Napoli e sei lingue parlate in maniera fluente. In particolare l’arabo.

Una coppia sportiva nata quasi per caso, ma non poteva esserci intuizione migliore. “E’ stato un lavoro costruito in 5 anni. Siamo fieri di quanto abbiamo fatto. Un’emozione grandissima. Il campo di regata si adattava bene alle nostre capacità”, spiega Tita. “E’ stata premiata la nostra costanza – gli fa eco la collega – ci siamo trovati fin dall’inizio in barca. Il nostro punto di forza e che siamo super coordinati e sincronizzati. Ci sono stati anche momenti difficili ma abbiamo sempre dato il massimo”. Una medaglia storica, la prima ‘mista’ di un team formato da un uomo e una donna.