Allegri smorza, Sarri accende e intanto c'è chi maligna sull'infortunio di Rizzoli e l'assenza dei tifosi partenopei. Ma alla fine conta solo il gioco

Dunque, stasera si gioca. E, viene da aggiungere, finalmente. Dalle chiacchiere al campo che, come al solito, sarà giudice inappellabile. A naso, rischia di più la Juventus, nel senso che i risultati a disposizione dei campioni d'Italia sono due: vittoria e pareggio. La sconfitta, al contrario, oltre a dilatare il distacco (5 punti) rappresenterebbe una batosta tremenda sotto il profilo psicologico. Massimiliano Allegri lo sa. E lo sanno, immaginiamo, dal presidente Andrea Agnelli fino all'ultimo dei magazzinieri, "anche se non la considero decisiva perché, dopo, ci saranno ancora 39 punti a disposizione", la chiave di lettura dell'allenatore bianconero. Ma la realtà è un'altra: per dareun senso compiuto alla remuntada, la Juventus domani sera dovrebbe fare quindici e mettere insieme il Grande Sorpasso. "All'andata la regalammo", dice ancora Allegri rivedendo alla moviola la sconfitta del San Paolo, quando la squadra non aveva connotazioni tattiche precise e faticava un po' con tutti. Tanto che adesso, in un periodo di opulenza, può concedersi il lusso di qualche bugia, tipo "non ho ancora preparato la partita", come se qualcuno fosse legittimato a crederci. Certo, la formazione è abbastanza in alto mare, senza Chiellini la difesa potrebbe tornare a quattro, o forse no. Poi c'è il dubbio Khedira, poi monta la tentazione Zaza. Boh e bah.

Di sicuro non casca nel tranello Maurizio Sarri, con il quale nelle settimane scorse Allegri ha duellato a distanza a livello dialettico. I fatturati sono stati la pietra della polemica, a questo giro di giostra, il tecnico partenopeo evidenzia il peso della mancanza di tifosi amici. Non una scusante, ma un dato di fatto: "Così non è giusto, come non è stato giusta la mancanza dei sostenitori juventini a Napoli. Avremo uno stadio contro, sì, però una città dietro", l'urlo  di battaglia. Unito a una promessa. Questa: "Per non uscire con le ossa rotte dobbiamo andare a Torino a imporre il nostro gioco. Loro sono più orientati sullo scontro fisico, noi sulla palla". Hamsik, Insigne, Callejon, Higuain: bastano i loro nomi per capire.

Sarebbe fantastico se Juventus-Napoli cominciasse e finisse avvitata su questi argomenti e non su altre faccende abbastanza pelose. L'arbitro, ad esempio. Fischierà Orsato – tipo abbastanza suscettibile: occhio, ragazzi – e non Rizzoli, infortunatosi al polpaccio. Il malcostume che impera all'interno e all'esterno del pallone lo ha già trasformato in vittima e carnefice, c'è chi si è detto pronto a scommettere su un errore pro-Juventus e e chi ha pensato bene adire le vie legali. Olè. Noi culliamo l'illusione che stasera, intorno a mezzanotte, si possa discutere (serenamente)  di Dybala e Higuain, di Buffon e Reina, di Pogba e Hamsik, non di centimetri, rigori dati e negati, eccetera eccetera. 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata