L'ex tecnico di Juventus e Nazionale racconta l'ascesa dei tecnici toscani in serie A
Massimiliano Allegri da Livorno, Maurizio Sarri da Figline Valdarno, da ieri Luciano Spalletti da Certaldo. La colonia di allenatori toscani al lavoro nei piani alti della Serie si allarga, ma non è certo una novità. Da sempre il Granducato delle panchine esibisce protagonisti capaci di lasciare il segno, anche a livello internazionale. E per un Walter Mazzarri in attesa, pare, della giusta proposta dall'estero, resta in stand-by un veterano, Marcello Lippi da Viareggio, che potrebbe tornare sul palcoscenico del nostro campionato, chissà. Proprio il ct campione del mondo 2006 prova ad analizzare i segreti del Dolce Stil Novo calcistico. "Se possiamo parlare di una 'scuola toscana'? Non lo so, anche se di allenatori importanti provenienti dalle nostre terre ce ne sono davvero tanti", spiega Lippi a LaPresse. "Il toscano ha un carattere particolare. Al di là delle specifiche competenze tecniche e tattiche, è una persona schietta, arguta, brava nella comunicazione. Riesce a coinvolgere sempre le persone che lavorano intorno a lui".
E un altro toscano, Spalletti, ha riabbracciato la Serie A. Riuscirà a risollevare le sorti della Roma?
Non lo so. Presumo. E' un allenatore con tanta esperienza, ha lavorato a tutti i livelli, in campo internazionale. Come potrebbe cambiare tatticamente la squadra giallorossa? Credo che Spalletti ripartirà dal suo modulo, il 4-2-3-1.
Il toscano del momento, però, è il 're d'inverno' Maurizio Sarri. Stupito del suo exploit?
E' riuscito a sfatare uno dei luoghi comuni del calcio: ovvero, che servano almeno 6-7 mesi a far giocare bene una squadra. Lui c'è riuscito in metà tempo. E' stato bravissimo. Ha dotato il Napoli di un'organizzazione difensiva efficace, è riuscito ad entrare nella testa dei giocatori.
Il merito più grande di Allegri?
L'anno scorso è riuscito ad inserirsi in una squadra che arrivava dai tre anni straordinari di Conte. Con grande intelligenza non ha stravolto la struttura portante e, gradualmente, ha portato i suoi cambiamenti, che sono risultati un valore aggiunto. In questa stagione è stato bravo a guidare la ricostruzione di una Juventus rinnovata. All'inizio ha dovuto fare i conti con gli infortuni di uomini importanti e ha dovuto affidarsi ai giovani. Risolta l'emergenza, è passato ad un modulo supercollaudato, guidando la squadra alla cavalcata di vittorie che l'ha riportata in alto.
Dagli allenatori toscani ad una squadra toscana che si sta ritagliando un ruolo importante. La Fiorentina.
Paulo Sousa era un perno del centrocampo della mia Juventus, insieme a Conte e Deschamps. Oggi, due di loro sono commissari tecnici ed uno è diventato un ottimo allenatore. Sousa è stato molto bravo, ha sfruttato con sapienza l'ottimo lavoro di Montella. Al possesso palla ha aggiunto più verticalizzazioni, giocate belle da vedere".
La squadra con il gioco più divertente?
Ognuna ha le sue caratteristiche, ma Napoli e Fiorentina sono le due squadre che fanno il miglior calcio. Aggiungerei anche Empoli e Sassuolo".
Napoli, Inter e Juventus. Tre squadre da lei allenate sono in lotta per lo scudetto. Chi la spunterà?
Non credo che l'equilibrio visto fino a qui in campionato si interromperà. Sono tutte e tre squadre molto competitive. Si deciderà tutto alla fine, nelle ultimissime giornate. Bisognerà vedere quanto inciderà il ritorno delle Coppe. Porteranno pensieri in più ed energie da recuperare in fretta. In ogni caso, nella lotta scudetto inserisco anche la Fiorentina".
Lei si è trasferito all'estero solo dopo tantissimi anni di A. Oggi, anche i tecnici giovani sono corteggiatissimi dalle big europee, vedi Allegri, Conte…
I tecnici italiani hanno una marcia in più, conoscono perfettamente la tattica, il mestiere, hanno furbizia. Qualità che all'estero non tutti hanno. E lo dimostrano i molti successi raccolti: vedi Ancelotti, il sottoscritto, Spalletti, Ranieri…".
Gli Europei in Francia cadono a dieci anni dal trionfo di Berlino. Un consiglio a Conte?
Antonio ha costruito una Nazionale compatta, unita, gli ha dato un senso di squadra. Il problema è che io potevo attingere da un 65% di giocatori italiani, lui deve accontentarsi del 35%. E non sono molti i campioni rimasti. Ma questa Italia è un'ottima squadra. Non mi meraviglierei di vederla, alla fine, nelle prime posizioni.
La 'colonia toscana' degli allenatori in Serie A è destinata ad allargarsi, magari con il ritorno di uno dei suoi più illustri componenti?
Dopo l'esperienza cinese pensavo di non avere più stimoli verso la panchina. Tornato a casa, ho riscoperto la voglia di calcio. Se c'è qualche squadra interessata, con qualche progetto importante, sono a disposizione. Vedremo.
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