Londra (Regno Unito), 17 dic. (LaPresse) – E’ finita prima del previsto l’avventura bis di Mourinho sulla panchina del Chelsea. A poco più di sei mesi dalla vittoria della Premier League, le strade dello ‘Special One’ e del club londinese si separano un’altra volta. Probabilmente per sempre. La decisione di Abramovich di esonerare il manager portoghese non deve di certo sorprendere, visti i numeri impietosi del Chelsea formato 2015/16. In campionato i ‘Blues’ infatti galleggiano appena sopra la zona retrocessione, distante solo un punto, per un sedicesimo posto frutto di 9 sconfitte raccolte in 16 uscite, con un differenza reti tra gol segnati e subiti di -8. Meglio è andata in Europa, anche se la qualificazione agli ottavi di Champions League è stata più sudata del previsto, in un girone non certo irresistibile con Porto, Dinamo Kiev e Maccabi Tel Aviv.
Un epilogo non del tutto inatteso ma di certo sorprendente considerando come Mourinho avesse rinnovato il contratto a cifre stellari (circa 10 milioni di sterline) fino al 2019 subito dopo il trionfo in Premier League. I primi segnali di crepe all’interno dello spogliatoio risalgono a inizio stagione, con il conflitto tra Mou ed Eva Carneiro che ha portato al licenziamento del medico del Chelsea. Sul campo poi le stelle che tanto avevano brillato l’anno precedente, da Matic a Hazard passando per Diego Costa, hanno deluso le aspettative. Con la squadra in difficoltà dal punto di vista del gioco e dei risultati i tabloid inglesi hanno cominciato a scatenarsi, ipotizzando presunte spaccature all’interno dello spogliatoio con un gruppo di giocatori pronto a voltare le spalle all’ex tecnico di Inter e Real Madrid. I continui rovesci in campionato – l’ultimo dei quali firmato dal grande rivale Claudio Ranieri artefice del miracolo Leicester capolista in Premier – unito a un clima diventato insostenibile, ha portato il board del Chelsea a prendere questa decisione. Un divorzio consensuale ma non certo economico per la società londinese. I termini dell’accordo tra le parti che ha portato alla rescissione consensuale non sono stati resi noti, ma è difficile pensare che lo ‘Special One’ abbia rinunciato a una cifra inferiore ai 40 milioni di sterline (circa 55 milioni di euro) che gli sarebbero spettate fino a giugno 2019, scadenza naturale del contratto.
Da parte dei ‘Blues’ sono arrivate parole di riconoscenza. “Sia Jose sia il board hanno convenuto come i risultati non siano stati abbastanza soddisfacenti in questa stagione e che fosse nell’interesse di entrambe le parti andare per la propria strada”, ha dichiarato il Chelsea in una nota. Il club inglese ha chiarito infine che lo ‘Special One’ “lascia in buoni rapporti e rimarrà sempre una figura molto amata, rispettata e significativa al Chelsea” che “sarà sempre accolta favorevolmente a Stamford Bridge”. “L’attenzione del club – conclude la società londinese – è focalizzata ora sulla necessità di garantire che la squadra talentuosa raggiunga il proprio potenziale”. Con l’addio di Mourinho, si apre infatti la caccia al suo successore. In Inghilterra prevale l’ipotesi di un ‘traghettatore’ fino a giugno, quando si punterebbe su un top allenatore per rilanciare le ambizioni di titolo dei ‘Blues’. L’identikit tracciato risponde al nome di Guus Hiddink, che già conosce l’ambiente Chelsea e potrebbe essere a disposizione per la sfida del weekend con il Sunderland. Per l’estate si lavorerebbe a un nome di grande appeal come Pep Guardiola, il cui futuro al Bayern Monaco pare sempre più incerto, o Diego Simeone, legato però da un lungo contratto all’Atletico Madrid. Sullo sfondo rimangono diversi allenatori italiani, dai più ‘navigati’ Carlo Ancelotti (sarebbe un ritorno) e Fabio Capello, fino al ct della nazionale Antonio Conte e a Massimiliano Allegri, tutti nomi venuti fuori sui tabloid inglesi nelle scorse settimane. In ogni caso, il valzer di panchine nei top club in vista della prossima stagione inizia da Londra.
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