Torino, 13 lug. (LaPresse) – Ora è ufficiale: la finale di Champions League del 6 giugno contro il Barcellona sarà ricordata come l’ultima gara di Carlitos Tevez con la Juventus. L’attaccante argentino, come era noto da tempo, ha chiesto e ottenuto di essere ceduto al Boca Juniors dove potrà tornare ad esultare a La Bombonera di Buenos Aires. La punta classe 84′ lascia un segno indelebile nella tifoseria juventina, grazie ai suoi gol e alla sua grinta capace di trascinare i compagni.

L’argentino passa ufficialmente alla Juve il 26 giugno 2013 che acquista il suo cartellino dal Manchester City 9 milioni di euro più sei di bonus legati ai risultati. La scelta della maglia è indicativa della sua personalità: l’Apache prende il ’10’ rimasta vacante per un anno dopo l’addio di Alessandro Del Piero.

Nell’esordio, il 18 agosto, Tevez fa subito capire il suo obiettivo: fare gol e vincere. In quell’occasione segna e alza la Supercoppa Italiana. Nella prima stagione italiana, con Conte in panchina, l’argentino sigla ben 19 gol in campionato formando una coppia ben assortita con Llorente. In Europa però latita: solo un gol, per di più in Europa League. E già nella prima stagione emerge il suo forte legame con il Boca Juniors: in occasione di diverse reti sfoggia magliette con scritte come ‘Fuerte Apache’ o ‘Ciudad Oculta’, dedicate a quartieri di Beunos Aires. Al termine del primo anno mette le cose in chiaro: “Nel 2016 voglio tornare al Boca“, forse sapendo già che la strada verso casa sarebbe stata più breve.

La sua seconda stagione a Torino è straordinaria: segna 29 gol in 48 partite, trascinando la squadra fino alla finale di Berlino. Con Allegri si trasforma da seconda punta a uomo a tuttocampo: imposta, lotta, serve assist e conclude. Tevez nei due anni di Juve colleziona due scudetti, una Supercoppa e una Coppa Italia, impossibile chiedergli di più.

L’unica pecca? La finale contro il Barça, dove l’argentino non entra mai in partita e fallisce almeno due occasioni importanti. Ma per l’Apache la parentesi Juve è ormai alle spalle: il suo pensiero ora è solo per il ritorno in Argentina, dove per tutti è semplicemente il ‘jugador del pueblo’, l’uomo del popolo. Non più bianconero ma ‘xeneize’.

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