dall’inviato Andrea Capello

Baku (Azerbaigian), 18 giu. (LaPresse) – Si chiamano ‘Games Gypsy‘ ed hanno anche un sito internet. E’ la comunità delle persone provenienti da ogni angolo del mondo che lavora dietro le quinte delle grandi manifestazioni sportive internazionali. Fra loro c’è anche Giulio Alessandrini, 32 anni a settembre, eporediese laureato in architettura al Politecnico di Torino. Insieme ad un’altra trentina di italiani dallo scorso settembre vive a Baku dove ha contribuito alla preparazione dei primi Giochi Europei. La sua storia di ‘zingaro lavoratore’ inizia con l’azienda Nussli Italia con la quale lavora alla candidatura italiana di Venezia ai Giochi del 2020 (persa contro Roma, ndr).

Dopo un periodo all’ombra della Mole il giovane architetto si dice disponibile ad un’esperienza lavorativa all’estero: detto e fatto. Nel 2010 si parte destinazione Giochi del Commonwealth di New Dehli in India. Poi arrivano i Giochi di Londra 2012 e la svolta. Alessandrini inizia a lavorare direttamente per i comitati. Giochi del Commonwealth di Glasgow prima e Giochi Europei di Baku poi. “Il mio ruolo è di Senior Construction Manager – racconta – seguo la parte di progettazione e costruzione delle strutture temporanee che sono stata approntate per i Giochi”.

In Azerbaigian l’architetto piemontese è seguito dalla fidanzata ungherese Lola, che da anni “sopporta” il peregrinare in giro per il mondo. Anche lei ora lavora nel comitato organizzatore dei Giochi. “Un’esperienza lavorativa a Baku la consiglierei – dice – però bisogna partire preparati e pronti ad adattarsi ad una realtà diversa dalla nostra. Facendo parte di un gruppo di lavoro misto fra locali e tanti stranieri che conoscevo già da precedenti esperienze forse è più facile”. Rispetto alle medie italiane lo stipendio è superiore ed il rispetto per il lavoro dei tanti stranieri venuti sulle rive del Caspio per preparare i Giochi è totale: “E’ una città dove si vive bene – racconta – la delinquenza assolutamente non esiste”. “Se ci tornerei? Sì, in viaggio di piacere. Sarei curioso di vedere lo sviluppo di Baku dal punto di vista delle costruzioni ed anche vedere l’effetto post Giochi per capire se hanno influito in maniera positiva ad aprire le porte dell’Europa all’Azerbaigian”.

Alessandrini non ha nessuna intenzione di fermare questo suo ‘Erasmus lavorativo’. “In realtà dopo i Giochi di Londra ho provato a tornare e stabilirmi e Torino, con la casa, gli amici, la famiglia. Ho lavorato in un’azienda per sei mesi ma fra mentalità lavorativa italiana e pochi stimoli appena ho avuto la possibilità sono ripartito”, racconta. La prossima tappa potrebbero essere i Giochi del Commonwealth del 2018 a Gold Coast in Australia insieme alla compagna magiara ormai entrata anche lei nella mentalità da ‘Games Gypsy’: “Mi piacerebbe molto perché è una destinazione che ci attira tantissimo e perché è un progetto a lungo termine. Dopo tanti movimenti potrei finalmente pensare ad attaccare qualche quadro ai muri di una casa”, conclude ridendo.

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