Di Attilio Celeghini

Torino, 19 nov. (LaPresse) – ‘Proveremo a ripetere la scorsa stagione’. Urbano Cairo rassicura i tifosi sulle ambizioni del Toro. Al contrario del leggendario Paganini, la società è al lavoro per concedere il bis. La brillante cavalcata che ha portato al settimo posto in campionato e al ritorno in Europa dopo vent’anni di assenza non è un capitolo già chiuso e relegato agli annuari calcistici. Nonostante un avvio stagionale costellato da alti e bassi, il presidente granata spiega che restare ad alti livelli si vuole e si può. Anche se, ammette, il club sta lavorando per affiancare valide alternative a Quagliarella ed Amauri, i due ‘eredi’ dei gemelli del gol della scorsa stagione, Cerci e Immobile.

Presidente Cairo, la qualificazione in Europa League è il punto più alto dei suoi nove anni alla guida del Toro? ‘Sicuramente. Ma conservo un bel ricordo anche del primo anno, quando realizzammo cose buonissime partendo praticamente da zero, e della seconda promozione, nel 2012. Senza dimenticare la grande festa del centenario, nel 2006’.

E il momento più difficile? ‘Forse la retrocessione al termine della stagione 2008-2009. Una brutta annata, sfortunata, dove molte cose ci girarono storte. Non parlo mai di arbitri, ma contro di noi ci furono parecchie decisioni discutibili’.

IL RAPPORTO CON VENTURA: SIAMO SODDISFATTI – Torniamo al presente. Lo sfogo di Ventura dopo la figuraccia di Helsinki è archiviato? Ha sempre l’intenzione di farne il Ferguson italiano? ‘Non mi piace chiamarlo con il nome di un altro allenatore. Voglio un Ventura italiano. Siamo al quarto anno insieme, il rapporto tra di noi è buonissimo. E’ un tecnico capace, con grandi qualità e capacità nel gestire e crescere i giovani. Siamo soddisfatti di lui e lo dimostra il rinnovo del contratto per altri due anni’.

Senza togliere nulla a Ventura, non è mai stato tentato dalla via del tecnico ‘fatto in casa’, un giovane cresciuto in casa Toro? ‘Ci abbiamo provato in passato. Penso a Lerda, che visse una stagione non fortunata. Nel complesso, abbiamo sempre optato per tecnici adatti al momento e alla situazione. La scelta di De Biasi, ad esempio, fu rapida: ero nella fase di trattativa per acquistare il Toro e si prospettò subito questa possibilità. Anche con lui il rapporto è stato buono, seppure condito da alti e bassi. Quando l’obiettivo era quello di tornare in A, arrivò Colantuono. Purtroppo mancammo la promozione di poco’.

Insomma, non vedremo l’Inzaghi granata. ‘Il Toro è una piazza importante. Ci vuole un tecnico esperto e di personalità, capace di gestire i media e la tifoseria, che riesca a far giocare la squadra in un certo modo. Trovare allenatori giovani di questa caratura non è facile. E, come ho detto, di Ventura siamo più che soddisfatti’.

SFOGO CONTE? ERA DELUSO, IN PARTE HA RAGIONE A proposito di allenatori: ha visto lo sfogo di Conte dopo l’amichevole con l’Albania? Che ne pensa? ‘Era deluso e amareggiato. In parte ha ragione: se si vuole una Nazionale di un certo tipo ci vuole il sostegno di tutto il movimento calcistico, club e presidenti in testa. Serve un approccio diverso per la tutela dei giocatori giovani e italiani’.

Torniamo al Toro. I tifosi devono rassegnarsi? La qualificazione in Europa League resterà una piacevole eccezione? ‘L’obiettivo è continuare a fare bene. La scorsa stagione è stata molto positiva e cercheremo di ripeterci. Abbiamo gli stessi punti, l’attacco forse è meno efficace per il momento ma la difesa è decisamente più serrata: abbiamo incassato molti meno gol. Nel girone di Europa League siamo in una buona posizione. Dei 24 milioni incassati per Cerci ed Immobile, ne abbiamo reinvestiti 22 con una campagna acquisti mirata. Sono arrivati volti nuovi e giovani. E stanno dimostrando, alcuni di loro in particolare, che possono essere una base importante per il futuro’.

Intanto, Cerci potrebbe già tornare in Italia a gennaio. Magari all’Inter di Mancini. ‘Non commento perché non so quanto di vero ci sia in queste voci. Il Toro lo ha ceduto perché voleva andare all’Atletico. E’ arrivato a Madrid da pochi mesi e non so se, dopo aver speso tutti quei soldi, intendano lasciarlo andare tanto facilmente’.

MERCATO? RESTIAMO ALLA FINESTRA Giusto, il mercato. Sempre fiducioso su un’esplosione di Amauri? Rinforzare l’attacco è la priorità per gennaio? ‘Restiamo sempre alla finestra per cogliere eventuali opportunità. Sì, l’attacco può essere uno dei reparti su cui intervenire e un rinforzo lo vedo possibile, anche se Quagliarella si è rivelato un acquisto azzeccato e Amauri sta dando segnali positivi. Sono convinto che potrà darci molte soddisfazioni. E Martinez ha solo bisogno di tempo per adattarsi al nostro campionato’.

Il Toro è in Europa, il Milan, dopo tanti anni, no. Stavolta tocca a lei dare consigli a Berlusconi? ‘La scorsa stagione per loro non è stata positiva, anche se hanno recuperato nel finale. Un esempio che dimostra come il calcio sia sempre più dipendente dai fattori economici. Il Milan ha un fatturato importante, ma aveva bisogno di liquidità e Berlusconi ha preferito, forse, concentrarsi su altri investimenti. Questo ha causato ai rossoneri delle difficoltà e la squadra, da sempre abituata a vincere, si è allontanata dalla vetta’.

A TAVECCHIO BISOGNA DARE TEMPO Fa sempre parte dello schieramento contro Tavecchio? ‘Posto che ho votato no alle elezioni, non è corretto fare opposizione dura ad una persona che lavora per cercare di cambiare il calcio. Quando viene nominato un presidente, serve collaborazione. Diamogli tempo, non si può ancora dare un giudizio sulla sua gestione. Ci faremo un’opinione strada facendo. In ogni caso, coltivo rapporti buoni con la stragrande maggioranza dei club, anche quelli che hanno votato a favore di Tavecchio’.

Da presidente, come giudica il suo esuberante collega della Sampdoria, Massimo Ferrero? ‘Con benevolenza. E’ appena arrivato nel calcio, all’inizio la vita da presidente è inebriante. Poi, ha avuto subito dei buoni risultati e questo lo porta ad avere una sorta di delirio di onnipotenza. Il calcio è pericoloso: quando pensi di aver capito le cose, ti castiga. Sì, Ferrero è esuberante, ma non c’è nulla di male. Anche se qualche battuta fuori luogo se la poteva risparmiare. Ci vuole rispetto verso tutti, a maggior ragione verso un presidente che arriva dall’estero (il riferimento è alle battute di Ferrero sul patron dell’Inter Erick Thohir, ndr)’.

PER FILADELFIA MARCIAMO SPEDITIInvidia lo Juventus Stadium? ‘E’ un impianto importante. Dà un grande contributo alla squadra, visto il tifo così vicino ai giocatori, e genera ricavi aggiuntivi rispetto all’attività calcistica. Ma il nostro Olimpico è un buon stadio, seppure di dimensioni più piccole e senza quelle potenzialità di ricavi. Non mi lamento’.

Parlando del Filadelfia, invece, a che punto siamo? ‘Le cose stanno marciando speditamente verso la posa del primo mattone. L’obiettivo è riavere il Filadelfia ricostruito il prima possibile. Ci stiamo avvicinando sempre di più. Lavoriamo bene con Comune e Regione’.

Favorevole alla moviola in campo? ‘Sì. Può essere un buon aiuto per gli arbitri. Va istituita adesso’.

Giusti i tagli dei contributi al calcio decisi dal Coni? ‘In una fase come questa, dove le risorse sono minori, occorre fare le cose in maniera più efficiente. Spiace, ma dobbiamo cercare di capire il momento generale’.

IL FUTURO? NIENTE PROCLAMIFacciamo ancora un passo indietro. Nel 2010 voleva cedere il Toro. Cosa le fece cambiare idea? ‘Non si presentarono dei candidati adatti e decisi di non proseguire nella mia intenzione. Certo, spuntò Tesoro, prima che prendesse il Lecce. Ma con tutto il rispetto per lui, non lo consideravo il giusto acquirente. In ogni caso, cedere il Toro mi sarebbe spiaciuto molto’.

Dove vede il Toro nel 2016, quando la squadra festeggerà i 110 anni di storia? ‘Continuiamo a lavorare con impegno, come fatto in questi anni. L’obiettivo è proseguire quello che abbiamo cominciato. Ma non faccio proclami. Non li faccio mai’.

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