Roma, 14 feb. (LaPresse) – Un’inchiesta del quotidiano la Repubblica rischia di creare un nuovo polverone intorno alla Federnuoto guidata dal presidente Paolo Barelli. Il caso parte da una serie di rimborsi depositati al giudice del lavoro di Roma da segretarie ed ex impiegate della Federnuoto. Personale in nero (almeno una quindicina di persone ma forse anche di più, riferisce il quotidiano) inserito in organico, con orari fissi, email e telefono aziendale. Al servizio di una federazione che percepisce i fondi del Coni e che appena due settimane fa è stata denunciata proprio dal Comitato Olimpico per truffa aggravata. Quei rimborsi spese per trasferte piuttosto strane (persone che si trovavano nello stesso giorno in posti lontani anche 2mila chilometri tra loro, ndr) erano il loro stipendio. “La vicenda si riferisce a circostanze verificatesi entro il 2010 in ordine alle quali la Fin ha sin dall’epoca assunto opportuni e incisivi provvedimenti, tra i quali un’inchiesta avviata dalla Procura Federale che ha portato alla sospensione e successiva rimozione dei responsabili”, si difende in una nota la Federazione.

Per gli anni trascorsi nella Federazione guidata da 14 anni dall’ex senatore del Pdl, Paolo Barelli, le persone coinvolte hanno guadagnato solo in questo modo. Quando sono state allontanate perché non più necessarie, però, hanno fatto causa. Scoperchiando un sistema. “Non sta a me valutare la veridicità o meno dei rimborsi – ha chiarito a Repubblica l’avvocato Fabio Borgognoni, che difende alcune delle impiegate – ma è certo che abbiamo notato diverse anomalie. Anzitutto le quattro lavoratrici sostengono di non aver mai lasciato Roma; la frequenze dei viaggi e le distanze coperte pongono più di un interrogativo; infine alcune volte erano contemporaneamente in più posti”. Se tutto questo è vero, come sembra, tocca alla procura intervenire. La vicenda, chiarisce invece la Fin, “si colloca nell’ambito dell’organizzazione del settore Gruppo Ufficiali Gara, che sovraintende alla gestione e verifica dei rimborsi relativi all’attività di circa 4.000 addetti alle attività regionali e nazionali per oltre 55.000 designazioni annuali, tra le quali si sono evidenziate, all’epoca dei fatti, isolate e contenute irritualità di rimborsi autocompilati”.

La Federazione precisa inoltre “che le vicende segnalate dall’articolo non rappresentano l’attuale configurazione dei rapporti di collaborazione interni al Gruppo Ufficiali Gara, che la Fin ha rideterminato, all’epoca dei fatti, al fine di un sempre più incisivo e sistematico controllo”. “Pertanto la Fin – si legge in conclusione – confuta e contesta le ipotesi prospettate nell’articolo in questione, stigmatizza episodi mediatici che potrebbero alimentare una campagna di disinformazione e, fiduciosa, attende l’esito dei procedimenti in corso”. Da Sochi dove è impegnato per le Olimpiadi Invernali, il presidente del Coni Giovanni Malagò ha chiosato: “Fino a quando non ci sono delle certezze e soprattutto non ci sono delle sentenze sulle cose, non mi sembra giusto dare commenti. E questo è veramente quello che penso”.

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