Dall’inviato Andrea Capello

Sochi (Russia), 10 feb. (LaPresse) – Dalle spiaggie del Pacifico al ghiaccio di Sochi. Gli opposti, si sa, spesso si attraggono. E’ quanto successo al tongano Bruno Banani, il primo slittinista nella storia della piccola nazione oceanica, giunto 32esimo su 39 partecipanti nella gara in cui Armin Zoeggeler ha scritto la storia conquistando la sesta medaglia in altrettante edizioni dei Giochi. La vita del ragazzo nato il 4 dicembre 1987 in quel di Tonga sembra una favola moderna. Tutto inizia nel 2008, quando il regno di Tonga, per volontà della principessa Salote Mafile’o Pilolevu Tuita, organizza una specie di ‘casting’ per cercare un suo rappresentante che possa prendere tentare la qualificazione ai Giochi Olimpici di Vancouver 2010.

Si decide di puntare sulla specialità dello slittino e ai ‘colloqui’, gestiti da allenatori tedeschi specialisti in materia, si presenta fra gli altri un tale Fuahea Semi 21enne studente di informatica. Nei test fisici predisposti, una corsa ad ostacoli ed una piccola discesa da un pendio con uno slittino a rotelle, il giovane entra fra i due migliori e, come premio, viene inviato in Germania ad allenarsi con la nazionale più forte del mondo insieme al connazionale Taniela Tufunga giovane recluta dell’Esercito, in veste di riserva.

La notizia inizia ad essere nota e, come per magia, il figlio del Pacifico cambia nome in Bruno Banani, il nome di una nota marca di intimo tedesca che gli offre sostegno economico per portare avanti la sua impresa. Una trovata che fa storcere il naso a molti fra cui l’attuale numero uno del Cio, Thomas Bach, che la definisce “un’operazione di marketing perversa”. La missione Vancouver 2010 non riesce ma la volontà del giovane che, ora, ha come mito il due volte campione olimpico Felix Loch è ferrea. Bruno continua a disputare gare e a migliorare fino a staccare il pass per Sochi dove corona il suo sogno a cinque cerchi.

“La mia partecipazione aiuterà lo sviluppo degli sport invernali a Tonga – dice – abbiamo dei grandi atleti e questo è il mio obiettivo”. “Ad inizio carriera – prosegue Banani – mi sono fatto male diverse volte riportando anche delle fratture ma sono un duro. Le persone pensano che sia pazzo ma sono fiero di quanto ho fatto”. Al Sanki Slinding Centre il tongano era l’atleta più ricercato dopo i ‘miti’ dello slittino. Come successe a Calgary 1998, quando ci fu l’esordio del bob giamaicano la storia di Banani è già leggenda. E poco importa se i ragazzi della terra di Bob Marley continuano a sognare di essere Usain Bolt e quelli di Tonga dei grandi giocatori di rugby.

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