Dall’inviato Andrea Capello
Sochi (Russia), 9 feb. (LaPresse) – Quattro anni fa a Vancouver lo sci alpino azzurro aveva dovuto attendere fino all’ultimo giorno per vincere una medaglia. A Sochi, invece, è bastato il primo. Christof Innerhofer apre il medagliere dell’Italia con un fantastico argento nella discesa libera maschile. Sulla bellissima e difficile pista di Rosa Khutor, il finanziere di Gais si esalta giungendo a soli sei centesimi da Mattias Mayer (2’06″23), giovane stella dello sci austriaco classe 1990 che trova proprio nella gara più importante il primo acuto in carriera. Tutti gli altri ‘big’ invece si inchinano all’azzurro, a partire dai favoritissimi Aksel Lund Svindal e Bode MIller (rispettivamente quarto ed ottavo). Il bronzo invece è andato al norvegese Kjetil Jansrud, distante dall’azzurro l’inezia di 4 centesimi. L’altoatesino, partito con il pettorale numero 20, è l’ultima delle quattro frecce Azzurre a prendere il via dopo che i vari Fill (7/o), Paris (11/o) ed Heel (12/0) dimostrano con le loro performance l’ottimo stato di salute generale del gruppo. Si tratta della terza medaglia conquistata dall’Italia in discesa libera nella storia dei Giochi Olimpici, dopo quelle di Zeno Colò (oro a Oslo 1952) e Herbert Plank (bronzo a Innsbruck 1976).
Se dopo il mondiale di Garmisch del 2001 (tre medaglie di cui una d’oro) Christof era diventato ‘Winnerhofer’, in Russia è nato ‘Silverhofer’, l’atleta capace di mettersi al collo una prestigiosa medaglia a cinque cerchi. “L’unica cosa che mi mancava perché io non sono un atleta da Coppa generale o di specialità”, racconta. Nessuna rammarico per l’oro sfuggito di poco: “Non ci penso neanche – dice – per me questa medaglia era un sogno e sono felicissimo. Inoltre anche il terzo classificato è vicinissimo. Non bisogna guardare solo avanti, ma anche dietro”. Parole degne di un fuoriclasse che prepara gli appuntamenti che contano analizzando ogni singolo particolare. “Per me questa gara è cominciata un paio di giorni fa preparando la strategia – rivela – Non credo ci sia un’atleta che si è preparato come me. Il primo giorno ho sciato solo nella parte alta (dove ha costruito il suo capolavoro, ndr), il secondo sopra ho fatto il turista ed ho spinto dall’intermedio all’arrivo, mentre nell’ultima prova pur rallentando tanto non avevo perduto troppo tempo”.
Un vero e proprio computer con gli sci ai piedi sempre in grado di comprendere il livello della sua prestazione. “A 10 secondi dalla fine sapevo di aver fatto ‘un giro figo’ – dice con il sorriso – sapevo di aver fatto il meglio possibile poi quando al traguardo ho letto secondo avete visto tutti come ho reagito”. Una gioia incontenibile da dedicare alle persone più care: “Ai miei genitori perché senza di loro che mi hanno portato a sciare non sarei qui ed ha mio zio – racconta – purtroppo è mancato la scorsa Primavera. Mi è sempre stato vicino e gli devo tanto”. Gongola il direttore tecnico della squadra maschile, Claudio Ravetto: “Questa è una pista eccezionale e moderna ed Innerhofer è il prototipo dello sciatore moderno – spiega – La stagione è andata così così ma a tutti i costi volevamo questa medaglia. Tutti si sono aiutati e si sono dati consigli. Non mi vergogno nel dire che siamo forti quando conta”. La felicità del responsabile degli Azzurri è strabordante: “Christof l’ha costruita in questi giorni dove credo abbia trascorso almeno 10 ore davanti al video per studiare la pista – prosegue – peccato quei 15 minuti di ritardo al via (dovuti ad un guasto alla seggiovia, ndr) perchè la neve si è un po’ smollata, ma una medaglia in discesa alla prima gara l’avrei firmata”.
MALAGO’ E LETTA – Quella di Innerhofer è anche la prima medaglia di Giovanni Malagò da presidente del Coni. “Sono felicissimo. E’ vero che per sei centesimi non è arrivato l’oro ma il risultato è stato straordinario. Un pieno di emozioni, Innerhofer è stato un gigante”, dice. “Dopo la discesa dei primi tre italiani mi sono messo a camminare, cosa che non dovrei fare dopo l’operazione al ginocchio, ed ho indossato un cappellino portafortuna con davanti il numero 13”, una sorta di talismano che fa il suo dovere. Poco dopo, al presidente del comitato olimpico arriva anche un sms del premier Enrico Letta: “Grandi con la discesa, complimenti a Christof ed agli altri. Avanti così, viva l’Italia”. L’Olimpiade è appena iniziata ma l’entusiasmo in Casa Italia è già alle stelle.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata