Roma, 8 ott. (LaPresse) – “Con questa norma le società sono ostaggio degli ultras che possono far chiudere lo stadio facendo 50 cori”. E’ il pensiero di Claudio Lotito, presidente della Lazio, sulle norme che regolano la discriminazione razziale e territoriale. “Se un settore di migliaia di persone assume un comportamento di un certo tipo è giusto che vada censurato”, spiega ai microfoni di Radio24. “Ma 20/30 persone – aggiunge – non rappresentano la tifoseria: bisogna distinguere i tifosi-delinquenti dai delinquenti-tifosi”. “La forza del tifo – prosegue Lotito – non deve necessariamente diventare violenta e razzista. Ci sono anche ultras che si comportano in modo corretto. Purtroppo però ci sono persone che non vanno allo stadio per vedere la partita ma per compiere atti criminosi. Nelle curve, attraverso la tifoseria organizzata, si compiono atti di delinquenza. Queste gente, che passa dallo stadio alla strada – dice ancora il presidente della Lazio – è la stessa che si trova nei cortei anti-Tav o contro la scuola e non hanno nulla a che vedere col tifo. Sulla carta d’identità la categoria professionale ‘tifoso’ non esiste. Esistono persone che vanno a vedere la partita, persone più educate e meno educate poi ci sono i delinquenti che fanno i tifosi”.
La norma sulla discriminazione territoriale “così com’è stata impostata fa solo danni, è un boomerang”, accusa senza mezzi termini il presidente biancoceleste. “Bisogna mettere in campo una serie di situazione volte a prevenire certi fenomeni. Come Lazio abbiamo un rapporto di collaborazione 24 ore su 24 con le forze dell’ordine, un’azione di prevenzione nelle scuole e negli ospedali, un sacco d’iniziative come la maglia ‘No Racism’, ma non è che posso mettere un poliziotto al fianco di ogni spettatore per registrarlo con un microfono: ‘Scusa cos’hai detto?’. Non possiamo vietare ai tifosi di proferire parola. Oggi le società non hanno i mezzi per prevenire il fenomeno – chiarisce Lotito – non ci sono le attenuanti, non hanno nulla e poi di conseguenza pagano in termini di credibilità sportiva ed economica”.
“PLATINI NON E’ VANGELO” – “La Figc è una delle federazioni più importanti della Uefa dove il nostro rappresentate, Giancarlo Abete, è il vice-presidente. Bisogna che il presidente Platini capisca queste situazioni. Non è che Platini è diventato il vangelo, nel vangelo esiste solo nostro signore Gesù. Bisogna adattare le norme alle condizioni di habitat specifiche, agli usi e costumi dell’ambiente”. Il patron dei capitolini poi torna sulla squalifica dello stadio Olimpico per la prossima partita di Europa League con l’Apollon: “Con il termine razzista oggi viene inglobata una serie di comportamenti maleducati e campanilistici. Nel caso della Lazio la Uefa ha chiuso tutto lo stadio perché alcuni spettatori della curva intonavano il coro ‘polacchi puzzate di cioccolata’ (‘slavo puzzi di m…’, ndr) dopo che i polacchi hanno messo a ferro e fuoco la città: al Legia Varsavia non è successo niente, alla Lazio hanno chiuso lo stadio. E questi cori da chi sono stati rilevati? Né dalle forza dell’ordine, né dall’arbitro – puntualizza Lotito – né dal delegato Uefa ma dai rappresentanti di un’associazione chiamata Fare (Football against racism in Europe). Ma chi dice che le rilevazioni del Fare sono tali da giustificare la chiusura dello stadio? E’ la devianza di questo sistema”, aggiunge il presidente della Lazio.
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