Dal nostro inviato a Londra Andrea Capello
Londra (Regno Unito), 9 ago. (LaPresse) – Quando Josefa Idem ha dato il suo ultimo colpo di pagaia in carriera anche il tempo si è fermato e si è tolto il cappello. Perché arrivare in una finale olimpica è il sogno di tutti gli sportivi ma farlo a 47 anni è qualcosa di stratosferico. Poco importa se il podio non è arrivato perché la Idem, per utilizzare le parole del presidente Petrucci: “E’ la nostra medaglia d’oro, la vera novità di questa olimpiade per tutto il mondo”. Tedesca di nascita ed italiana di adozione dopo il matrimonio con l’allenatore Guglielmo Guerrini, la Idem è un simbolo di multiculturalità e dedizione per tutto l’universo sportivo.
“E’ stato bello sognare insieme”, ha detto a caldo pochi minuti dopo la gara. In una gara dove il bronzo, per un momento, è stato quasi alla portata è arrivata invece la quinta piazza alle spalle della vincitrice ungherese Danuta Kozak, all’ucraina Osypenko alla sudafricana Hartley e della svedese Paldanius. Dettagli di fronte ad una carriera incredibile. “Nel finale ho guardato troppo a destra e sinistra ed ho perso un po’ la concentrazione. Per il terzo posto potevo farcela”, ha spiegato da perfezionista come è sempre stata. Quisquilie per un’atleta capace di vincere 5 medaglie olimpiche, la prima a Los Angeles 1984 ancora con i colori dell’allora Germania Ovest.
Josefa è una donna tanto intelligente quanto tenace. Onesta e senza peli sulla lingua quando parla di Alex Schwazer, il marciatore che ha ammesso di essersi dopato: “Ho sentito le sue parole ed ho capito quanto fosse pressato dalle aspettative – ha detto -. E’ giusto che paghi per il suo errore ma deve avere la possibilità di rifarsi una vita”. E poi rivela: “A 24 anni volevo smettere. Avevo un allenatore autoritario e non mi piaceva neanche troppo la canoa ma non volevo buttare via il dono che avevo. Diciamo che all’inizio è stato un matrimonio combinato mentre l’amore è venuto dopo”. Se sul caso Schwazer prevale la comprensione, altrettanto non si può dire nei confronti di Beppe Grillo e delle sue frasi sulle Olimpiadi definite simbolo del nazionalismo: “E’ un patacca”, ha detto senza tanti giri di parole.
“Coglie i momenti più visibili per lanciare dei messaggi che fanno scalpore ed avere attenzione”. Mamma di due figli, la Idem si lancia anche in un appello sul futuro dei giovani e sulla scuola: “Dobbiamo insegnare ai ragazzi la gioia di vivere – afferma – altrimenti da adulti prendono quello che trovano”. Parole sagge di una cittadina del mondo che conosce tanto il popolo tedesco quanto quello italiano: “Io dico sempre che l’Italia è molto, molto meglio di quello che si crede bisognerebbe mettersi in testa un’immagine più efficace di noi – ha spiegato – Alla faccia dello spread facciamo vedere cosa sappiamo fare in Italia”. Allo stesso tempo però frena i crescenti sentimenti di acredine contro la Germania perché “quando si è parte di un progetto bisogna saper accettare le critiche e trarne un’opportunità per mgliorare”.
Stupefacente in acqua ed anche fuori. Qualcuno la vorrebbe addirittura ministro dello Sport. “Sulle poltrone ci sto scomoda”, risponde con un sorriso. Nella nuova vita di Josefa, quella che inizia domani, ci sono soprattutto i figli, Janek e Jonas, e la possibilità di fare la mamma a tempo pieno. Ma anche la volontà di consolidare la sua esperienza con la carta stampata e diventare giornalista: “Sono tante le storie che vorrei raccontare, sia dei vincenti che dei perdenti, ma prima non avevo il tempo di farlo”. E’ stato bello sognare con te, Josefa.
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