Parigi (Francia), 18 mag. (LaPresse) – Preferisce parlare di “modernizzazione”, piuttosto che di rivoluzione. Cesare Prandelli, ct dell’Italia dal 2010, ha la missione di “riprogrammare una squadra che deve costruire il suo futuro basandosi sul gioco, sulla volontà di trovare il gioco”. Così il tecnico azzurro in una intervista esclusiva a L’Equipe Mag. Chiamato a riscattare la delusione dei Mondiali sudafricani, a meno di un mese dall’Europeo di Polonia e Ucraina Prandelli avverte: “Oggi, l’Italia ha buoni giocatori, ma non fuoriclasse”.

E proprio in vista dell’esordio contro la Spagna campione in carica, il ct azzurro dichiara: “La squadra deve rimanere compatta, mantenere il possesso della palla e se lo perde deve recuperarlo rapidamente per sviluppare il gioco immediatamente”. In teoria, “le partite devono essere aperte, spettacolari e l’Italia deve essere una squadra che vuole attaccare – prosegue il ct azzurro – ma che sa anche difendere, e quindi eseguire un gioco globale e ambizioso”.

Per quanto riguarda i suoi modelli, Prandelli spiega: “Tutte le squadre che giocano un calcio totale, dall’Ajax nei primi anni ’70”, per arrivare al Barcelona di Guardiola e alla Juve di Antonio Conte campione d’Italia nel 2012. Prandelli è anche l’allenatore che ha deciso di puntare su Mario Balotelli e Antonio Cassano, due ‘enfants terribles’ del calcio italiano. Resta però a lui a imporre la sua visione delle cose. Il grande pubblico, come alcuni dirigenti non sono pronti a vedere gli azzurri “sviluppare un nuovo genere di cultura tattica”.

Tra le preoccupazioni di Prandelli, la grande passione dei tifosi italiani, che a lavoro a lungo termine può anche diventare un ostacolo: “Quando si ascolterà l’inno nazionale della prima partita dell’Europeo tutti diventeranno nostri accesi tifosi, ma come sempre si vive alla giornata. Se vinci bene, se perdi vai via”.

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