A Milano la prima data ufficiale del Vascolive _024: frecciate del rocker a Meloni e Salvini

Arriva puntuale alle 20.45 in total black con tanto di giubbotto di pelle pitonato. E’ carico Vasco Rossi, sul palco, a 72 anni. Torna quello di sempre, l’animale rock di provincia che da decenni ha conquistato il cuore degli italiani ribelli, quelli che in lui vedono una fuga dal conformismo con una poetica semplice in cui si possono riconoscersi. È un’altra persona rispetto a quella più riflessiva delle interviste di questi giorni.

Lo show parte a mille con ‘Blasco Rossi’ e ‘Asilo Republic’ e già al secondo brano in scaletta Vasco riserva una frecciata alla premier: “E allora vedrete con la polizia che la situazione ritornerà, come prima, piu di prima, Giorgia! T’amerò (yeah), Giorgia t’amerò”, è l’aggiunta pepata per la presidente Meloni.

La combriccola del Blasco stasera sono i quasi 60mila del Meazza. “Siete qui per vedere lo spettacolo più potente del mondo, la prima delle 7 San Siro, San Siro” dice il Komandante al suo popolo già in visibilio, a battezzare la prima data ufficiale del Vascolive _024 dopo la data zero di Bibione, con il debutto della residency nell’impianto milanese. “A tutti i farabutti che governano questo mondo”, dice lui e parte una tiratissima ‘Gli spari sopra‘, con il fido chitarrista Stef Burns sugli scudi con un assolo alla Slash. La scaletta, con qualche rara incursione nella produzione più recente, come ‘Gli Sbagli’, tratta dal documentario per Netflix, scava nella storia di Vasco, quello ironico e sbruffone degli anni ’80 di ‘Bollicine‘.

Poi arrivano le ballad, ‘Jenny è pazza‘ e una ‘Sally‘, intensa, da brivido col rocker di Zocca che appare visibilmente commosso sugli schermi. Poi Vasco riserva una stoccata anche a un altro big del governo durante ‘Basta poco’, aggiungendo il verso “Basta poco per essere intolleranti, ditelo a Salvini e a chi vota Salvini“. Non a caso poi parte ‘C’è chi dice no‘, prima di un medley di pezzi meno conosciuti ma amati dai fan tra cui ‘La strega’ e ‘Occhi blu’. Poi si torna ai classici con una ‘Rewind‘ che fa saltare in aria San Siro, con il Blasco politicamente scorretto che allude senza mezzi termini al sesso e gli schermi che rimandano ragazze in topless sul prato dello stadio.

Arrivano i bis e si va verso il gran finale con gli inni: ‘Siamo solo noi‘, tirata a lucido da un band precisa e potente per tutto il concerto e con una resa sonora nitida, circostanza non scontata nella ‘Scala del calcio’. Poi arriva la canzone simbolo del rocker di Zocca, una ‘Vita spericolata‘ , in versione più intima, pianistica, che sfocia in ‘Canzone’. La chiusura come sempre, è affidata ad ‘Albachiara‘ con San Siro che è un coro travolgente e dopo 2 ore e 45 minuti di live è il suggello all’ennesima scommessa vinta sa Vasco: resta lui il re dei concerti in Italia. 

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