Cent’anni fa, il 3 novembre 1921, nasceva a Ehrenfeld – nello Stato americano della Pennsylvania – Charles Bronson.
Figlio di immigrati lituani (il padre era di etnia tartara), il suo vero nome era Charles Dennis Buchinsky. Undicesimo di quindici figli, la metà dei quali morti molto piccoli, visse l’infanzia e l’adolescenza in condizioni di estrema povertà e a dieci anni, dopo la morte del padre, fu costretto ad andare a lavorare in una miniera.
Dopo essersi diplomato al liceo, si arruola nell’esercito e combatté nella Seconda guerra mondiale.
Terminato il conflitto bellico, studia arte drammatica a Filadelfia.
I primi ruoli al cinema sono secondari: tra questi, da ricordare ‘La maschera di cera‘, del 1953, diretto da André De Toth, con Vincent Price, ‘L’ultimo Apache‘ (1954) e ‘Vera Cruz‘ (1954), entrambi di Robert Aldrich.
Il successo arriva quasi a 40 anni, nel 1960, quando è tra i protagonisti de ‘I magnifici sette‘, di John Sturges, dove interpreta il cowboy irlandese Bernardo O’Reilly.
Tre anni dopo arriva ‘La grande fuga‘ (1963), sempre diretto da John Sturges e ancora una volta a fianco di Steve McQueen, col quale aveva già recitato ne ‘I magnifici sette’.
Gli occhi azzurri e l’aria da duro fanno breccia a Hollywood. Tra il 1967 e il 1974 recita in una ventina di film, almeno tre dei quali sono veri e propri cult. Nel 1967 è in ‘Quella sporca dozzina‘, pellicola bellica di Robert Aldrich. L’anno successivo è l’iconico Armonica nel capolavoro di Sergio Leone ‘C’era una volta il West‘.
Nel 1974 arriva ‘Il giustiziere della notte‘, controverso film diretto da Michael Winner tratto dal romanzo omonimo di Brian Garfield, pubblicato due anni prima. Nella pellicola Bronson interpreta Paul Kersey, un ingegnere e obiettore di coscienza di New York che, dopo l’omicidio della moglie e lo stupro della figlia, decide di trasformarsi in un giustiziere, diventando un eroe per l’opinione pubblica. ‘Il giustiziere della notte’ – che ebbe un enorme successo commerciale – fu il primo film ad affrontare il tema della violenza urbana, ma scatenò moltissime critiche per la celebrazione della giustizia sommaria. Nonostante questo, nei successivi 20 anni Bronson girò quattro sequel.
Tra la fine degli Anni ’70 e la prima metà degli Anni ’80 arrivano altri film importanti: da ‘Candidato all’obitorio’ (1976) di J. Lee Thompson, a ‘Telefon’ (1977) di Don Siegel; da ‘I leoni della guerra’ (1977) di Irvin Kershner, a ‘Sfida a White Buffalo’ (1977), sempre di J. Lee Thompson.
In tutto, Bronson ha girato una novantina di film. È morto il 30 agosto 2003, a 81 anni, per una polmonite al Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles, dove era ricoverato da un mese.