Per festeggiare il suo 26esimo compleanno, Francesca Michielin ha deciso di fare un regalo non solo a se stessa, ma a tutte le donne: un podcast intitolato ‘Maschiacci – Per cosa lottano le donne oggi?’. Evidente, quindi, quanto il tema della lotta contro gli stereotipi di genere e per la parità le stia a cuore. Perché, racconta la cantautrice a LaPresse, “è una tematica per cui è importante lottare ogni giorno. Sentivo il bisogno di confrontarmi, di cercare nuovi spunti di riflessione e di rappresentare una generazione alla ricerca di risposte e cambiamenti, ideando uno spazio totalmente dedicato al dibattito sulla lotta al patriarcato”. E la lotta passa dal mondo della musica, nel quale “se si è donne che scrivono le proprie canzoni è sempre più difficile imporsi come cantautrici, in prima battuta si viene etichettate come cantanti”, fino alle piccole e grandi cose della quotidianità di tutte: “I compensi lavorativi sono inspiegabilmente inferiori a quelli degli uomini e il fatto di dover pagare l’Iva su beni primari come gli assorbenti è un’evidente spia del sessismo che ci circonda”, sottolinea Michielin.
Secondo l’artista, la battaglia che oggi le donne portano avanti è quella “per essere trattate alla pari degli uomini, per far comprendere e sensibilizzare sul privilegio che hanno i colleghi maschi e che spesso li porta a ciò che viene definito ‘mansplaining’, in italiano ‘minchiarimento’, ossia quell’atteggiamento che li porta a voler spiegare a noi donne come vivere cose che solo in quanto donne sappiamo come vivere, dalla maternità a che assorbenti comprare, fino alla definizione di cosa è molestia e cosa no”. E mentre la pandemia, dati alla mano, sembra avere aumentato ancora il divario sul posto di lavoro fra uomini e donne, che faticano a conciliare gli impegni professionali con quelli famigliari, per Michielin “servono sedi di lavoro più inclusive ed umane, e soprattutto paritarie. La maternità, ad esempio, non può essere un limite per una donna ma una gioia. Sarebbe importante rivoluzionare il mondo del lavoro e migliorare il welfare in supporto alle neomamme. Oltre a benefici economici c’è bisogno di maggior attaccamento alle lavoratrici, così come ai lavoratori, da parte di aziende e datori di lavoro”. Senza trascurare la forma, quella del linguaggio di genere: “Purtroppo un pensiero radicato nella cultura di una società da decenni è difficile da estirpare. Le parole creano una realtà ingiusta e discriminatoria che dev’essere combattuta. Lottare il più possibile e farsi sentire a gran voce è l’unica via per cambiare le cose e per far sì che tutti si abituino a questo cambio di pensiero. La sostanza conta tanto quanto la forma, perché parlare bene è anche pensare bene. Credo molto nelle nuove generazioni e nell’educazione a scuola anche in tal senso”.
In uno scenario ancora complicato per le donne, il mondo della musica non fa eccezione: “Vorrei non fosse così ma i dati parlano chiaro e persino nel mondo dell’arte c’è ancora bisogno di parlare di parità di genere. Anche qui infatti nascere donna comporta degli svantaggi lavorativi e statisticamente nel settore musicale gli uomini che occupano posizioni di rilievo sono in netta maggioranza”. Pure al Festival di Sanremo “sarebbe assolutamente il momento” di vedere una direttrice artistica, “per una questione, oltre che di merito, anche di rappresentanza. Mi piacerebbe vedere Elisa ad esempio, e come conduzione Matilda De Angelis”, che del suo podcast è stata la prima ospite. Ma se potesse scegliere una donna al mondo, del presente o del passato, da intervistare, la cantautrice non ha dubbi: “Lady Gaga o Billie Holiday”.