Daniele Silvestri: “Torno ad essere politico con ‘La terra sotto i piedi’”

E per la prima volta in 25 anni di carriera arriva nei palasport

Nel 2016 parlava di Acrobati e di fili sospesi. Nel 2019 Daniele Silvestri ha deciso di tornare coi piedi per terra, in contrasto proprio con l'ultimo album e pensando al suo percorso personale. "Ad un certo punto della mia vita avevo pensato fosse il momento di guardare le cose dall'alto, di diventare più poetico che politico. Adesso, invece, mi è tornata la voglia di guardare le cose da vicino. Non riesco a non avere cose da dire. Volevo sporcarmi le mani di nuovo". Così è nato La terra sotto i piedi, in uscita il 3 maggio.

Tornare politico, appunto. Tanto da avere di nuovo voglia di parlare del rapporto con le istituzioni. Come in Tempi modesti, nella quale Silvestri parla di un (non tanto) 'fantomatico' ministro che si fa "un selfie col morto". Di esporsi sui temi di attualità, va detto, il cantautore romano non ha mai avuto paura a differenza di alcuni colleghi che preferiscono restare in disparte. "Credo che il terreno dei social spaventi – spiega – . Poi, credo anche che ci sia una ragione storica. In Italia per una lunga epoca le voci degli artisti erano di sinistra, almeno al 90%. Era facile riconoscersi in una parte politica. Ora è diventato complicato riconoscersi in una rappresentanza di sinistra. Faccio fatica pure io. Mi sento facilmente collegabile a battaglie locali, su scala nazionale no. Questo, però, non mi ha mai fatto smettere almeno di provare ad usare la mia testa". Come, per esempio, quando parla della situazione italiana, europea e mondiale, sottolineando la "deriva di una parte politica che cavalca sentimenti non edificanti dell'animo umano. A chi ha memoria ricorda periodi non troppo lontani e di certo non rassicuranti".

Le riflessioni in La terra sotto i piedi non vanno solo alla politica, ma anche al mondo dei giovani e dei social. Partendo da Argento vivo, brano presentato al Festival di Sanremo, Silvestri racconta i giovani e le nuove tecnologie. Critico, ma non nostalgico. "A mio parere – spiega il cantautore – in questa epoca storica manca la solidità, la società non era preparata al mondo nuovo. Dieci dita, ormai, sembrano l'unica cosa che serve per comunicare con la tecnologia. Va benissimo, però non ci hanno fornito le istruzioni per l'uso". Il problema non riguarda solo i giovani, anzi. Gli adulti, secondo Silvestri, riescono ad applicare poca autorità perché (come i ragazzi) vivono in un mondo che non conoscono. "Il rischio è che le nuove generazioni non sappiano che la concretezza li potrebbe salvare, ma penso che per istinto la cercheranno. Credo sia inevitabile". C'è, quindi, una speranza. Daniele la vede in alcuni piccoli segnali: "Da Greta, con la lotta ambientalista che è la battaglia politica più concreta e sensata che c'è al momento, fino a Simone, ragazzo della periferia romana sceso in piazza contro CasaPound. Forse ci stiamo muovendo nella direzione giusta".

Giovani, e meno giovani, Daniele Silvestri li incontrerà dal vivo esibendosi per la prima volta nei palasport da ottobre. Se i trapper ormai lo fanno al primo album (e il cantautore non li disprezza, anzi, ma sottolinea il "problema di schiacciamento di contenuti verso il basso), il romano ci arriva dopo 25 anni di carriera. E non vuole svelare troppo: "Adesso sono nella sfera dell'impossibile, lascio spazio nella fantasia. La vera ambizione è occupare lo spazio in maniera anomala". Poche anticipazioni, vedere per credere.