Arbore racconta Mariangela Melato: Mai sposati, ma come se lo fossimo

Ottant'anni il 24 giugno, il cantante e conduttore si lancia in una nuova impresa e la dedica al suo amore di un tempo

Ottant'anni il 24 giugno, Renzo Arbore si lancia in una nuova impresa e la dedica al suo amore di un tempo: Mariangela Melato. A partire da mercoledì 10 maggio va in onda alle 21.10 su RaiStoria la retrospettiva sull'attrice scomparsa a settantadue anni nel 2013, dove i ricordi personali di chi l'ha conosciuta da vicino si alternano a spezzoni dei suoi spettacoli. Arbore intanto racconta a LaPresse la 'sua' Mariangela, in cui emerge forte una vena di rimpianto, e non risparmia una stoccata – sempre ironica e amorevole – sulla Rai.

Raccontare una persona amata scomparsa non è mai facile. Che cosa rappresenta per lei questa retrospettiva su Mariangela Melato?

E' un tributo alla memoria. Io non avevo esaurito il mio compito: dovevo portare a termine il ricordo della mia compagna, ma anche di una grandissima attrice. E' una doppia missione. Da un lato, ricordare l'artista – perché gli artisti vanno ricordati, sono un gradino più su di tanti altri che fanno lavori razionali; gli artisti lavorano sulla sabbia, vanno assolutamente ricordati – E oggi fortunatamente abbiamo la televisione, abbiamo la Rete. Poi dal punto di vista umano era mio compito ricordare una compagna straordinaria che oltre a essere una grandissima attrice era una grandissima donna che mi ha insegnato molte cose e mi ha trasmesso dei codici che io ancora osservo nella mia vita artistica

Esempio?

I codici sono quelli di rispettare il pubblico di dargli di più di quello che il pubblico si aspetta. Dargli di più e chiedere di meno. Tutti chiedono di più e danno di meno. E poi conservare e osservare le proprie passioni. Soddisfare le proprie passioni. Rispettare le proprie passioni: se ti va di suonare il clarinetto con dei dilettanti che hanno la stessa passione tua, aiutali e fallo.

Uno dei ricordi più belli di Mariangela Melato, se si può dire?

Sono talmente tanti. Ricordo di un'estate meravigliosa trascorsa con la famiglia di Mariangela, la famiglia mia, mio nipote ragazzino. Questi sono i ricordi più teneri di quando avremmo dovuto sposarci e non lo abbiamo fatto, ma è come se lo avessimo fatto.

La fondazione Mariangela Melato chiede che il teatro Valle di Roma sia intestato all'attrice, perché?

La fondazione lo chiede e lo chiedo anche io e sono disposto a dare il regalo che Mariangela mi ha fatto prima di andarsene: un quadro bellissimo che stava sul suo camino. Il teatro Valle dovrebbe farlo perché lì lei ha interpretato l'ultimo lavoro prima che il teatro fosse occupato e ora smantellato, in attesa spero al più presto di un recupero. Era 'Il dolore' di Marguerite Duras, un monologo durissimo di un'ora e mezzo che Mariangela faceva con la sua arte straordinaria. Dopo, si intratteneva un'ora e mezzo in camerino perché le persone andavano a trovarla per manifestare la loro ammirazione. In più Mariangela abitava da quelle parti quindi il teatro Valle faceva parte del suo patrimonio romano. Dopo il teatro Studio di Milano che il Piccolo di Strehler ha dedicato a Mariangela, il teatro Valle potrebbe rappresentare il contributo che Roma dà all'arte di questa grande attrice milanese ma che ormai era diventata romana.

Avete parlato con il sindaco Raggi e il ministro dei Beni culturali?

Lo sa il vicesindaco Bergamo. Lo abbiamo detto al ministro Franceschini. Speriamo che le difficoltà vengano superate, sarebbe giusto farlo.

Una retrospettiva così bella e approfondita su di un canale come RaiStoria e non sulle tre reti principali Rai, come mai?

Perché le tre reti principali Rai sono vittima dell'Auditel, giustamente. Sono reti tra virgolette 'commerciali', al 90 per cento. Non è una cattiva parola, è un termine da azienda. La percentuale di cose non commerciali sulle reti generaliste è pochissima. La percentuale di spettacoli che ti arricchiscono dentro sono pochissimi e pochissimi sono i personaggi che ti insegnano qualche cosa. Quindi noi ci rifugiamo – noi che siamo appassionati di televisione – nelle reti 'rifugio' che sono le reti supplementari della Rai: andrebbero tutelate e incoraggiate di più dall'azienda perché sono quelle che, come nel caso di Mariangela, mettono da parte tre puntate di televisione non caduca, non usa e getta, di televisione da conservare. La televisione non sarà la decima musa, sarà la ventiquattresima, ma una sua musa ce l'ha. Noi abbiamo cercato di fare la televisione della ventiquattresima musa anche con lo spettacolo leggero, come Indietro tutta o Quelli della domenica, abbiamo questa velleità di fare non una fast-tv ma una tv da ricordare, una slow-tv che si conserva e rimane come patrimonio culturale del nostro Paese.