Locarno (Svizzera), 17 dic. (LaPresse) – Il Festival del film Locarno, che si terrà dal 3 al 13 agosto 2016, in collaborazione con il Deutsches Filminstitut volge lo sguardo verso una cinematografia vicina, letta in una sua pagina non sufficientemente conosciuta. La 69a edizione ripercorrerà infatti quel cinema che all’indomani della seconda guerra mondiale ebbe luogo nella neonata Repubblica Federale Tedesca e che riscosse un grande successo di pubblico per poi essere rapidamente lasciata da parte con l’arrivo del Giovane Cinema Tedesco a metà degli anni Sessanta.
La retrospettiva, curata da Olaf Möller e Roberto Turigliatto si pone il compito di portare a nuova luce una produzione cinematografica di interesse, tanto per i suoi aspetti culturali quanto per i valori delle singole opere, realizzate in un contesto più cosmopolita di quanto non si ritenga generalmente. A fianco di registi noti come Fritz Lang e Robert Siodmak, che rientrano in patria a girare gli ultimi film della loro carriera, e di registi stranieri che transitano in Germania, il programma metterà in evidenza un corposo gruppo di titoli capaci di ridare voce a registi che hanno modulato la pratica dei generi in modo originale e innovativo, come Géza von Radv nyi, Harald Braun e Peter Pewas.
Pur concentrandosi sulla produzione della Repubblica Federale, con i suoi maestri riconosciuti come Helmut Käutner e Wolfgang Staudte, la retrospettiva presenterà anche alcuni film coevi della Repubblica Democratica, prodotti dalla DEFA, che trattano tematiche delicate ed evitate dalle produzioni locali. Completa il programma una serie di opere che esploreranno generi sovente ai margini dello spettro come l’animazione, il documentario, l’avanguardia, il film sperimentale, dando il quadro di una cinematografia molto più ricca e variegata di quanto la tradizione crede.
“Pur essendo cresciuto con il cinema delle nouvelles vagues e apprezzando la ventata di novità che hanno portato, penso sia opportuno tornare a guardare il cinema degli anni Cinquanta con uno sguardo libero da facili pregiudizi e considerarlo nel suo giusto valore – ha detto Carlo Chatrian, direttore artistico del Festival del film Locarno – Il cinema della Germania dell’Ovest, a cui dedichiamo questo percorso, è un ottimo esempio di un’arte troppo velocemente rifiutata, considerandola come un puro prodotto commerciale”.