Milano, dic. (LaPresse) – Un razzo spaziale sull’uscio, il negativo spettrale di una casa che invade coi propri vuoti l’ambiente, gioielli enormi, un nido fuori formato e qualche gallina “borghese” (così recita il titolo dell’opera) che zampetta a due passi dai primi visitatori. Basta lanciare un primo sguardo alla personale di Petrit Halilaj all’HangarBicocca (visitabile con ingresso libero dal 3 dicembre al 13 marzo) per capire che cosa intende Vicente Todoli quando parla di “un artista che interviene sullo spazio, trasformandolo in un altro spazio”.
Ma un primo sguardo non è sufficiente, mette in guardia il direttore artistico dell’Hangar: “E’ una mostra da vedere passo a passo. Ci sono una parte visibile e una parte di camouflage”. I 10 progetti che compongono ‘Space Shuttle in the Garden’, realizzati a partire dal 2008 dal giovane artista kosovaro (classe ’86), prendono le mosse dalla sua storia personale – i gioielli riprodotti sono quelli della madre, la struttura che riempie gli spazi è quella della casa di famiglia a Pristina -, ma da lì muovono verso territori altri. Come spiega la curatrice della mostra, Roberta Tenconi (al suo debutto all’Hangar): “Si viaggia su due paralleli, quello della realtà e quello della magia”.
l tutto con molta consapevolezza: difficile, ad esempio, non cogliere l’ispirazione dell’arte povera, che Halilaj ha studiato proprio a Milano, all’Accademia di Brera. Per il momento non sono stati annunciati eventi speciali messi in calendario per accompagnare la mostra, ma all’HangarBicocca spiegano che qualcosa potrebbe succedere. In particolare, a farsi protagonista di una serata potrebbe essere lo strumento dell’ocarina, già al centro di uno dei lavori esposti. Nel frattempo, ci si prepara per l’opening della mostra, fissato alle 19 di oggi.