Di Alessandro Di Liegro

Roma, 21 lug. (LaPresse) – La passione per la boxe di Federico Zampaglione, anima dei Tiromancino, che lo ha portato a fondare la Tm promotion che ha organizzato il match fra Emanuele Marsili contro Gamaliel Diaz valido per il titolo mondiale silver dei pesi leggeri WBC, nasce da lontano: “La praticavo da ragazzino – racconta Zampaglione – e mi sono riavvicinato negli ultimi dieci anni. Adesso sono proprio un fan, è uno sport avvincente che seguo quasi quotidianamente”. Il match si terrà il 1° agosto allo stadio Cetorelli di Fiumicino, con madrina d’eccezione sua moglie, l’attrice Claudia Gerini. L’eclettico cantautore, regista e sceneggiatore ha parlato del nuovo progetto con LaPresse. Iniziando proprio dalla passione che lo ha portato anche “a vedere Mayweather contro Pacquiao a Las Vegas”.

Per chi tifava?

“Dentro di me un po’ per Pacquiao. Ma Mayweather è stato troppo superiore. Ha una precisione pazzesca quando colpisce, non ha tante combinazioni ma ha colpi unici e secchi. Molto dicono che è una boxe difensiva, ma in realtà la boxe è anche non farsi colpire. Lui adesso si ritirerà con il cervello funzionante. Non molti hanno questa fortuna”.

Invece Emiliano Marsili (il pugile, amico, promosso da Zampaglione ndr) che tipo di pugile è?

“Appartiene alla famiglia dei Mayweather, un pugile sicuramente difficile da colpire, completo, un bersaglio mobile che ha grande gioco di gambe e movimento di busto e testa. Sicuramente uno dei migliori in difesa, in possesso di colpi forti e d’impatto”.

Come mai ha deciso di intraprendere la strada dell’organizzazione di eventi pugilistici? Dal cantautorato a diventare Don King ce n’è di strada.

“In realtà mi è sempre piaciuto spaziare: per esempio la parentesi del cinema. Ho fatto film horror, una commedia nera. Nella musica ho avuto una parentesi blues con Mario Donadone con il quale abbiamo suonato a Pistoia Blues. Ho appena prodotto il disco di Richard Benson ‘L’inferno dei vivi’. Ho scritto cinque pezzi per Ramazzotti. La mia è una voglia innata di spaziare, è un modo per non annoiarsi e rimanere sempre freschi. L’idea dell’agenzia di promozione è nata dall’amicizia con Emiliano con cui mi alleno insieme. Sapevamo che sarebbe servita una buona visibilità per promuovere l’evento, ed ero convinto di poterlo aiutare. Sono un esperto di questo sport, conosco i meccanismi di come far salire l’interesse e l’atmosfera in un incontro. Abbiamo avuto l’aiuto della Opi 2000, il più grande organizzatore italiano di boxe, della Lega Pro Boxe, non è stato facile portare il campionato del Mondo in Italia, per di più di una sigla importante come la WBC. I due pugili, fra l’altro, non si sopportano: Diaz è stato molto caustico con Marsili sui social e questa cosa non è piaciuta ad Emiliano e al suo allenatore”.

C’è qualche analogia fra la musica e la boxe?

“Ne vedo di più fra la boxe e la vita. La boxe non è tanto uno sport violento, quanto richiede una preparazione dura. Una sconfitta può significare la fine della carriera, può portare problemi gravi nella vita e psicologicamente ti può atterrare. Nel calcio se perdi una partita la settimana dopo ne hai un’altra. Nella boxe il vero campione è quello che è capace di andare avanti e risorgere dopo la sconfitta. La vita è continua lotta, battaglie che si vincono e che si perdono. Nella vita, come nella boxe per andare avanti bisogna avere fiducia in se stessi e nei propri mezzi”.

Ora è in giro per l’Italia con un tour antologico. Sta preparando qualcosa di nuovo dopo ‘Indagine su un sentimento’?

“Sto lavorando a un nuovo album la cui tematica principale sarà il mare. Non parlerà solo di mare, ovviamente, ma ha questa sfumatura di fondo nel disco che è come se si sentissero le onde del mare. Un riferimento emotivo, il continuo movimento delle onde, com i pensieri e le emozioni che vanno e vengono e poi restano come moto perpetuo. Fra l’altro ho coinvolto mio padre nella scrittura dei testi”.

E per quanto riguarda la produzione di ‘L’inferno dei vivi’ di Richard Benson?

“Non vivrà mai più un personaggio come Richard Benson. Lui non appartiene a nessuna collocazione, è fuori da ogni schema. Ha una base autonoma rispetto alla vita, alla musica e all’arte. Personaggio che da una parte ha una grande verve comica, dall’altra scrive testi drammatici, parla dell’inferno. E’ unico. Non c’è un altro Richard Benson in tutto il mondo. Anche il suo rapporto con i fan è particolare. Lui ha creato questa specie di teatro infernale in cui grida verso il pubblico, inveisce, reagisce ai lanci di oggetti dal pubblico, poi se ne va, la gente chiede scusa e poi si ricomincia. Quello che ho percepito è che al di là dell’aspetto di avanspettacolo di terza categoria, la gente gli vuole bene e gli si sono affezionati”.

Se le chiedessero di fare da giudice a un talent accetterebbe?

“Valuterei. I talent sono diventati per i giovani una vetrina senza la quale sarebbe anche difficile farli uscire, non ci sono altri canali per la musica, ormai. Faccio un esempio: gente come Elisa, come J Ax stanno dando un grande contributo alla preparazione dei ragazzi. Hanno messo al loro servizio l’esperienza, il talento per dare quel tocco in più che poi si sente”.

Il video di ‘Muovo le ali di nuovo’ nel 2000, riprendeva i Tiromancino durante il tour mostrando i chilometri e gli sforzi per andare a suonare in giro e promuovere la propria musica. Cos’è cambiato rispetto a oggi?

“Erano altri tempi. Era tutto diverso: non c’era internet, la rete, era un mondo diverso. Ora tutto si muove in rete, da lì escono fenomeni con milioni di visualizzazioni. Non saprei fare paragone. Era tutto vissuto si andava a suonare, si puntava molto sul live e si andava in giro chilometri e chilometri. Quella gavetta forma molto e sono molto contento di averla fatta”.

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