Di Elena Andreasi
Torino, 15 feb. (LaPresse) – Non ci sono parole per descriverlo, perché lui le ha già usate tutte. Alessandro Bergonzoni, mago della parola, non poteva che esibirsi nel giorno di San Valentino – da bravo ‘prestigiatore dei vocaboli’ – in un teatro ricavato in un tendone da circo, quello delle Serre a Grugliasco, in provincia di Torino, gestito quest’anno da Cirko Vertigo. Ma attenzione a definirlo spettacolo, lui si oppone: in questa serata Bergonzoni ha voluto spiegare al suo pubblico come nasce uno dei suoi show. Una sorta di teatro nel teatro, uno sguardo interno al testo, un viaggio nel pensiero dello scrittore e attore. “Pensate che questo è ciò che accade nei primi 20 secondi della mia giornata”, ha detto Bergonzoni dopo un’ora di spettacolo no stop.
Il paroliere in pochi minuti riesce a creare davanti agli occhi degli spettatori dei quadri veri e propri, bizzarri, privi di senso, e al tempo stesso pregnanti, in grado di andare al cuore di ciò che conta per davvero, ossia la felicità, la bellezza nel senso più ampio del termine, l’arte e l’empatia verso l’altro. E in proposito l’artista bolognese richiama in uno dei suoi passaggi mentali anche Papa Francesco, facendo appello al sentimento della “tenerezza”.
Bergonzoni è un vero vulcano: dalla sua mente escono pensieri, immagini, associazioni di parole, in un pioggia continua di vocaboli che non scadono mai nel volgare e nello scontato. Ma lui assicura di essere soltanto “un recettore” attento a captare, diffondere e mettere assieme i pensieri e le parole che gli arrivano dall’esterno, come se un vortice di energia aleggiasse sopra la sua testa e sopra tutti noi. Come se le parole stesse lo costringessero a scrivere.
Alessandro Bergonzoni riesce a parlare di tutto e di niente, riesce a far ridere e a commuovere, a indurre alla riflessione e alla leggerezza, tutto in un unico meraviglioso attimo, lungo 90 minuti.