Londra (Regno Unito), 8 gen. (LaPresse/AP) – Anche la seconda inchiesta sul decesso di Amy Winehouse conferma la morte per intossicazione accidentale da alcool. Il risultato era atteso, dopo che le autorità britanniche avevano ordinato una seconda autopsia, avendo scoperto che il medico che aveva condotto la prima non aveva le necessarie qualifiche. La cantante 27enne fu trovata morta nella sua casa di Londra nel luglio 2011 e già la prima contestata inchiesta attribuì la causa ad intossicazione da alcool. Il medico legale che la condusse si dimise dopo che le sue credenziali vennero messe in dubbio.

Nel rapporto finale stilato dal secondo medico legale chiamato a eseguire l’autopsia, Shirley Radcliffe, si legge che Winehouse “è morta a causa di un’intossicazione da alcool” e che il decesso è stato accidentale e non sospetto. La cantante, si legge ancora nel rapporto, “ha consumato l’alcool volontariamente, un atto deliberato che ha preso una piega inaspettata e portato la paziente alla morte”.

Il livello di alcool nel sangue della cantante, ha stabilito la dottoressa Radcliffe, era cinque volte superiore al limite legale per la guida. Quantità che, come è avvenuto, può rivelarsi fatale. Tanto alcool nel corpo può infatti influire sul sistema nervoso centrale al punto che il paziente può “addormentarsi e non svegliarsi più”, ha spiegato Radcliffe.

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