In Italia la donna può richiedere l’interruzione volontaria di gravidanza entro i primi 90 giorni di gestazione per motivi di salute, economici, sociali o familiari. Questo intervento è regolamentato dalla Legge 194/78. Un’analisi della pratica dell’IVG è contenuta nelle relazioni che il ministro della Salute annualmente presenta al Parlamento: l’ultima è stata trasmessa nel giugno 2022 ed ha come periodo di riferimento il 2020, in piena pandemia di Covid, aspetto comunque da tenere in considerazione sebbene – si spiega nella relazione – “l’Istituto Superiore di Sanità ha organizzato una rilevazione ad hoc da cui è emerso che tutte le Regioni hanno reagito prontamente alla situazione e che i servizi hanno riorganizzato opportunamente i percorsi IVG con l’obiettivo di garantire le prestazioni”.
In totale nel 2020 sono state notificate 66.413 interruzioni volontarie di gravidanza, confermando il continuo andamento in diminuzione (-9,3% rispetto al 2019) registrato a partire dal 1983, anno in cui si è riscontrato il valore più alto in Italia (234.801 casi). Il tasso di abortività (numero di IVG per 1.000 donne di età 15-49 anni residenti in Italia), che è l’indicatore più accurato per una corretta valutazione del ricorso all’IVG, conferma il trend in diminuzione: è risultato pari a 5,4 per 1.000 nel 2020 (-6,7% rispetto al 2019).
Il dato italiano rimane tra i valori più bassi a livello internazionale. Il sempre minor ricorso alla pratica – si spiega nel report – potrebbe essere riconducibile all’aumento delle vendite dei contraccettivi di emergenza (la pillola del ‘giorno dopo’ o dei ‘5 giorni dopo’) a seguito delle tre determine Aifa che hanno eliminato l’obbligo di prescrizione medica. Nel 2020 il numero di IVG è diminuito in tutte le aree geografiche del Paese, specie nell’Italia Meridionale e insulare. Rispetto al 2019, le Regioni in cui si è osservata una maggiore riduzione nel numero assoluto di IVG sono Valle d’Aosta, Basilicata, Sicilia, Puglia, Lombardia e Sardegna.
Nel 2020 il ricorso all’IVG è diminuito in tutte le classi di età rispetto al 2019; in particolare questa diminuzione si è osservata tra le giovanissime. I tassi di abortività più elevati restano nelle donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni. La ripartizione per stato civile delle donne che hanno eseguito IVG evidenzia che per le italiane la percentuale delle nubili (63,1%) è in aumento e superiore a quella delle coniugate (31,1%); mentre per le straniere le percentuali nei due gruppi sono molto più simili (49,1% le coniugate, 45,4% le nubili). Tra le donne che hanno eseguito IVG nel 2020, per le italiane prevale la percentuale di donne in possesso di licenza media superiore (49,3%); per le straniere prevale la percentuale di donne in possesso di licenza media (43,0%). Tra le donne che hanno eseguito IVG nel 2020, il 49,9% delle italiane risulta occupata (in lieve diminuzione rispetto al 2019, quando le occupate erano il 50,2%), mentre per le straniere la percentuale delle occupate è del 38,3% (dato anche questo in diminuzione rispetto al 39,2% dell’anno precedente).