L'appello del fondatore e CEO de LaPresse
Stiamo vivendo un momento di straordinaria emergenza, non solo in Italia ma in tutto il mondo. I nostri figli e i nostri nipoti lo racconteranno, per generazioni, come i nostri nonni e bisnonni hanno raccontato la guerra. Stiamo scrivendo la storia e decidendo del nostro futuro e purtroppo non c’è sufficiente consapevolezza di quale sia la gravità della situazione oggi. Sono convinto che l’unica strada percorribile, l’unica via di salvezza, sia quella di adottare una linea dura, durissima, con misure commisurate a livelli di massima emergenza. Ad iniziare dalla Lombardia, che è stata ed è fulcro del contagio. La Lombardia deve essere ‘chiusa’, sigillata, come da più parti viene chiesto con determinazione e responsabilità. Per almeno 15 giorni occorre fermare tutto, salvo i servizi essenziali. La gente, la popolazione deve restare a casa. Solo così riusciremo a invertire la tendenza ed uscire dall’incubo. Dobbiamo scegliere ‘la via cinese’. Sono convinto che oggi più che mai il paese sia nelle nostre mani e legato alle nostre scelte, gravi oggi per evitare il peggio domani. Vedere con i miei occhi e nelle immagini che la nostra agenzia raccoglie in gran parte del paese, tanta gente, troppa, che continua la sua vita normale mi allarma, pone una grossa questione di responsabilità generale, di ignoranza diffusa. Come continuano a ripetere le massime autorità mediche ed il personale in tutti gli ospedali del nord, il problema non è tanto la mortalità del virus in sé, quanto il collasso, ormai prossimo almeno in Lombardia e Piemonte, delle strutture mediche ed ospedaliere. Se il coronavirus non viene fermato non ci sarà più la possibilità di essere curati. La scelta da fare è oggi, senza indugio, per amore dei nostri cari, del nostro paese, delle nostre imprese, del futuro di tutti noi.