Coronavirus, sul picco della pandemia regna incertezza e confusione – Analisi

Mondo scientifico ed esperti medici divisi su quando verrà raggiunto il punto massimo di diffusione. L'allarme di Nature: le previsioni variano da pochi giorni a diversi mesi, con il possibile contagio di centinaia di milioni di persone

 Anche gli osservatori più distratti avevano maturato qualche sospetto: su quello che sta diventando l'incubo mondiale Coronavirus si leggono e sentono le analisi più disparate, ogni giorno viene dipinto un diverso scenario, dai più ottimisti ai più catastrofici. Dove sta la verità? Se lo chiedono ormai da un mese e mezzo i funzionari della sanità pubblica di tutti i paesi del pianeta allo scopo di adottare misure efficaci di prevenzione e contenimento della diffusione della malattia. Se lo chiede ora, in modo preoccupante senza dare una risposta certa, la celebre e autorevole rivista Nature. Le previsioni sull'incedere del virus e sulla sua diffusione sono fondamentali per elaborare non solo una vincente strategia di contrasto ma anche per studiare una efficace risposta medica e scientifica. Il problema, sottolinea , è che tutti i modelli fino ad ora formulati sono basati su dati incompleti ed estremamente mutevoli: ogni settimana si elaborano nuove teorie che individuano il picco di contagio entro le 2 settimane successive, stigmatizza l'analisi firmata da David Cyranoski.

 Team di autorevolissimi esperti medici internazionali si contraddicono l'un l'altro. Scenari votati all'ottimismo individuano l'espansione massima del contagio per fine febbraio. Il centro studi del luminare cinese Zhong Nanshan, il medico che scoprì e isolò il virus della SARS, ha evidenziato in questi giorni come il numero delle persone guarite abbia superato il numero dei nuovi contagi: le misure messe in atto da Cina e mondo intero sarebbero state efficaci. Ma sono molti gli scienziati di fama che adombrano il sospetto che le informazioni diffuse da Pechino possano essere incomplete o volte a ridimensionare i dati per prevenire il panico, che i test a disposizione non siano sufficientemente approfonditi e sicuri. Hiroshi Nishiura, capo epidemiologo della Hokkaido University di Sopporo, riporta Nature, ha pubblicato uno studio che evidenzia come mentre in Cina alcune intere province restano blindate, in altre zone evidenti motivazioni economiche hanno spinto le autorità ad allentare le misure di quarantena e isolamento, riaprendo fabbriche ed edifici pubblici. Non è affatto escluso, sottolinea lo scienziato giapponese, che nuove ondate di epidemia possano verificarsi a breve. Non solo. Nishiura ha messo a punto un modello che vedrebbe il picco pandemico tra la fine di marzo e la fine di maggio, quando si conteranno solo in Cina fino a 2 milioni di nuovi malati al giorno. Le sue stime vedrebbero nei prossimi tre mesi trra i 550 e i 650 milioni di infettati solo su territorio cinese, di questi solo la metà avrebbe sintomi evidenti della malattia. Perchè l'altra preoccupante incognita rispetto alla pandemia è che non tutti coloro che vengono colpiti dal virus si ammalano, ci sono infatti i soggetti asintomatici, persone che contraggono il virus e guariscono senza nemmeno accorgersene. Ma questi soggetti possono tuttavia diffondere a loro volta la malattia. Una variabile questa che rende ancora più complessa una reale e certa stima, nonché previsione, sulla popolazione infetta. Secondo Gabriel Leung, a capo della sanità pubblica di Hong Kong, il coronavirus se non arginato potrebbe arrivare a contagiare fino al 60 per cento della popolazione mondiale con un'incidenza di mortalità quantificata intorno al 2%, pari storicamente al flagello dell'influenza spagnola tra il 1918 e il 1920