Emanuele Fiano, ex parlamentare del Pd e presidente di ‘Sinistra per Israele’, racconta in un’intervista al Corriere della Sera la contestazione subita all’Università Ca’ Foscari di Venezia, quando un gruppo di manifestanti pro-Pal gli ha impedito di svolgere un dibattito sulle prospettive di pace in Medio Oriente. Quando lunedì gli attivisti hanno fatto irruzione, racconta Fiano, “io ho continuato a parlare, mentre una ragazza urlava a voce altissima per zittirmi, riferendo alla mia persona opinioni che non ho mai avuto: sono sempre stato critico con Netanyahu. Siccome non riuscivano a zittirmi, un ragazzo è venuto alla cattedra, mi ha strappato il microfono e ha cominciato a leggere un mio vecchio articolo per il Foglio, su antisemitismo e antisionismo. Insomma, li abbiamo lasciati sfogare, nella speranza di poter riprendere”. Ma, riprende il racconto, “non c’è stato nulla da fare, nonostante le proteste del pubblico, che voleva mandarli via. Al che alcuni tra i ragazzi hanno rivolto al pubblico il segno della P38“, l’arma simbolo delle Brigate Rosse negli ‘anni di piombo’. “Mi ha colpito molto vedere un gesto di minaccia così antico fatto da mani così giovani, più giovani di quelle dei miei figli. Ma io non potevo farmi mandare via. Lo dovevo a mio padre”, aggiunge. Il padre di Fiano, Nedo, è stato uno dei più noti sopravvissuti italiani all’Olocausto. “Ero scioccato. Pensavo che avrebbero parlato e poi mi avrebbero lasciato proseguire. E poi quel gesto della P38. Quegli occhi di ghiaccio, senza alcun patimento, con cui mi dicevano: tu qui non puoi parlare. Ho ripensato agli anni bui. Agli anni di piombo. Al 1938. E mi sono commosso pensando a papà. A quando il preside gli disse: Nedo Fiano, tu te ne devi andare“, aggiunge l’ex parlamentare.
Emanuele Fiano: “Tra i giovani pro-Pal gesto della P38, è stato uno choc”

L’ex parlamentare del Pd racconta la dura contestazione subita all’Università Ca’ Foscari di Venezia
