Referendum abrogativi 8 e 9 giugno 2025, 5 quesiti e la sfida del quorum

Referendum abrogativi 8 e 9 giugno 2025, 5 quesiti e la sfida del quorum
Uno stand per la simulazione del voto durante la maratona oratoria organizzata dalla Cgil a sostegno della partecipazione popolare ai referendum, Roma, Lunedì 19 Maggio 2025 (Foto Roberto Monaldo / LaPresse) A stand for simulating the vote during the oratory marathon organized by the Cgil union in support of popular participation in the referendums, Rome, Monday, May 19, 2025 (Photo by Roberto Monaldo / LaPresse)

Si voterà domenica dalle 7 alle 23 e lunedì dalle 7 alle 15. Quattro schede sono dedicate al lavoro e una alla cittadinanza

Cinque colori per cinque quesiti e il quorum che decide tutto. Manca poco ai referendum abrogativi che si terranno l’8 e il 9 giugno: si voterà domenica dalle 7 alle 23 e lunedì dalle 7 alle 15. Quattro schede sono dedicate al lavoro e una alla cittadinanza e si potrà esprimere la propria preferenza barrando il o il No.

Oltre ai cittadini italiani maggiorenni iscritti nelle liste elettorali del proprio Comune di residenza, per la prima volta potranno partecipare anche gli elettori fuori sede: potranno infatti votare i cittadini domiciliati da almeno tre mesi in un Comune diverso da quello di residenza. Secondo i dati forniti dal Viminale, gli elettori ‘fuori sede’ ammessi al voto saranno 67.305, di cui 28.430 per motivi di lavoro, 38.105 per motivi di studio e 770 per cure mediche. Le province con maggior incidenza di ‘fuori sede’ sono Milano con 10.980 elettori, Torino con 9.691, Roma con 9.890 e Bologna con 7.785. Gli italiani residenti all’estero iscritti all’Aire, invece, voteranno come sempre per corrispondenza.

Il comitato promotore dei referendum sul lavoro è guidato dalla Cgil, che ha raccolto oltre 4 milioni di firme e ottenuto l’appoggio di Pd, M5S e Avs. Quello sulla cittadinanza è promosso da +Europa, Radicali, PSI, Rifondazione Comunista, Possibile e diverse associazioni civiche, con oltre 637.000 firme raccolte. Tutti e cinque i quesiti sono stati dichiarati ammissibili dalla Corte Costituzionale il 20 gennaio 2025.

Il quorum

Perché il risultato sia valido, è necessario raggiungere il quorum del 50% più uno degli aventi diritto al voto. Un traguardo tutt’altro che scontato, tanto che i partiti di maggioranza, contrari nel merito ai quesiti proposti, hanno deciso di invitare gli elettori a non recarsi alle urne, considerandolo un atto legittimo di dissenso e uno strumento per limitare l’affluenza. Sull’altro versante, le opposizioni — pur mantenendo alcune differenze di posizione — hanno in larga parte sostenuto la campagna referendaria, in particolare sui temi legati al lavoro e ai diritti di cittadinanza.

In questo scenario, restano evidenti le fratture interne al Partito Democratico, dove la revisione del Jobs Act continua a segnare una netta divisione tra la leadership attuale e quelle precedenti.

Referendum, 5 colori per 5 quesiti

  • Il primo quesito, sulla scheda verde chiaro, riguarda appunto l’abrogazione parziale delle norme sul contratto a tutele crescenti e sulla disciplina dei licenziamenti illegittimi introdotte dal Jobs Act durante il governo Renzi. L’obiettivo è ripristinare la disciplina dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, modificata dalla riforma Fornero del 2012, che prevedeva il reintegro nel posto di lavoro per chi viene licenziato senza giusta causa o giustificato motivo, possibilità oggi limitata nelle aziende con più di 15 dipendenti. Se vincesse il sì, si tornerebbe a prevedere l’obbligo di reintegro anche per i contratti stipulati dopo il 7 marzo 2015.
  • Il secondo quesito, con la scheda arancione, punta a eliminare il tetto massimo all’indennità prevista in caso di licenziamento ingiustificato nelle piccole imprese. Attualmente il risarcimento per il lavoratore licenziato senza giusta causa o motivo oggettivo non può superare le sei mensilità di stipendio. Se il referendum passasse, spetterebbe al giudice del lavoro stabilire liberamente l’entità dell’indennizzo, senza più un limite prefissato.
  • La scheda grigia è quella del terzo quesito. Riguarda i contratti a termine e propone di cancellare la norma che oggi consente di stipulare contratti a tempo determinato fino a 12 mesi senza indicare una causale, con l’intento dichiarato di limitare il precariato e incentivare rapporti di lavoro più stabili. Se il sì dovesse prevalere, i datori di lavoro sarebbero obbligati fin dall’inizio a motivare in modo preciso e documentato il ricorso a contratti a termine.
  • Il quarto quesito, con la scheda di colore rosso rubino, tocca il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro e mira ad ampliare la responsabilità solidale dell’impresa committente nei contratti di appalto, subappalto e somministrazione. Attualmente la ditta appaltante è responsabile in solido per i crediti retributivi e contributivi dei lavoratori dipendenti delle aziende appaltatrici. Il referendum chiede di estendere questa responsabilità anche agli infortuni e ai danni subiti dai lavoratori per rischi specifici connessi alle mansioni svolte, e non più soltanto per i rischi generici. L’obiettivo dichiarato è contrastare il fenomeno delle morti bianche e delle irregolarità negli appalti.
  • Infine, il quinto quesito, sulla scheda gialla, riguarda la cittadinanza italiana e propone di dimezzare da dieci a cinque anni il periodo di residenza legale continuativa richiesto agli stranieri maggiorenni extracomunitari per poter presentare domanda di cittadinanza. Resterebbero invariati tutti gli altri requisiti attualmente previsti dalla legge: la conoscenza della lingua italiana, la disponibilità di un reddito sufficiente e stabile, l’assenza di condanne penali, la regolarità contributiva e fiscale e l’assenza di cause ostative legate alla sicurezza nazionale. 
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