Secco no del Centrodestra alla riforma Fornaro che modifica gli articoli 57 e 83 della Costituzione. A favore Pd, M5S, LeU e Iv

La maggioranza del governo dei ‘migliori’ sulla riforma a firma di Federico Fornaro non tiene, come era prevedibile. Sul provvedimento che modifica gli articoli 57 e 83 della Costituzione – in materia di base territoriale per l’elezione del Senato e di riduzione del numero di delegati regionali per l’elezione del Presidente della Repubblica – votano a favore Pd, M5S, Leu e Iv, mentre il centrodestra compatto dice ‘no’. Alla fine passa in Commissione Affari costituzionali della Camera l’articolo 1 del ddl Fornaro nella sua formulazione originale che prevede che “il Senato è eletto su base circoscrizionale”. Ritirato invece l’emendamento che modificava il provvedimento originale, prevedendo solo che “il Senato della Repubblica è eletto a suffragio universale e diretto”.

Un ‘no’ atteso visto che il testo, partorito durante il Conte 2, non poteva di certo avere il placet del centrodestra e soprattutto di Lega e Fi, oggi partiti a sostegno dell’esecutivo. E il quasi ‘incidente’ non può – tra i corridoi della politica – che essere registrato come antipasto di quanto potrebbe accadere qualora tornasse sul tavolo la modifica della legge elettorale, con le posizioni note e distanti delle diverse anime della maggioranza. “In aula è inutile andare al muro contro muro – spiegano i dem – su questi temi serve un accordo o non si va lontano”. A fargli eco i reziani: “Senza i 2/3 a favore in Aula non serve a nulla. Tutto dipenderà da se e come si farà la legge elettorale”.

Unica nota positiva è che il ddl si sblocca, dopo mesi di standby. Approvati all’unanimità i soppressivi degli articoli 2 e 3, con i delegati che resteranno tre a regione per l’elezione del presidente della Repubblica. Ora il testo sarà all’esame della Commissione giovedì, quando dovrebbe essere dato il mandato al relatore per l’approdo in aula lunedì 28 marzo. Nulla si può dare, tuttavia, per scontato visto che in corso, all’interno dei partiti dell’ex maggioranza giallo-rossa, una riflessione sull’ipotesi di congelare la riforma per trovare un accordo che, evidentemente, non può non comprendere anche la legge elettorale.

A dirlo a chiare lettere Marco Di Maio, capogruppo di Italia viva in commissione Affari costituzionali alla Camera: “Sulle Riforme costituzionali occorre superare il metodo degli ‘interventi chirurgici’. Serve una visione d’insieme, che prioritariamente la maggioranza politica che sostiene Draghi deve costruire. Sbagliato enfatizzare singoli episodi, ma necessario definire un terreno comune”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata