E il Governatore veneto annuncia libertà di movimento nella sua Regione. Consentito raggiungere le seconde case. E la Lombardia annuncia intenzione di riaprire le chiese
"Leggendo il decreto non si capisce cosa si può fare dopo il 4 maggio. Non vorrei che fosse come il bagno al mare… Puoi farlo ma se hai la casa in spiaggia". E' un Presidente veneto sul piede di guerra quello che si presenta al consueto punto stampa quotidiano il giorno dopo la presentazione della Fase 2 da parte del Premier Conte. "Ai cittadini dico che stiamo lavorando, tra governatori stiamo parlando delle riaperture, spero che il governo possa rivedere alcuni step che si è dato", ha sottolineato Zaia. La polemica non è nuova, con Luca Zaia che preme per accelerare riaperture e ripartenza e il Governo che frena le velleità. Il Governatore già nei giorni scorsi aveva emanato ordinanze spingendo – così aveva ammesso lui stesso – fino a dove gli era possibile spingere, avviando in anticipo la riapertura di alcuni comparti e libertà individuali. "Dicono che sconfino. Ma sconfino che? Sconfina il governo. Allora, visto che sconfino, stamattina ho firmato un'altra ordinanza", ha continuato Zaia, durante la conferenza stampa: "E' consentito, dalle sei di stasera e per altre attività dalle sei di domattina, lo spostamento individuale per attività motoria e all'aria aperta, con bicicletta e altro mezzo in tutto il territorio comunale di residenza o dimora. Vuol dire che si esce di casa senza limitazione. E' consentito per i residenti in regione lo spostamento individuale in ambito regionale per raggiungere seconde case di proprietà o imbarcazioni di proprietà fuori dal comune di residenza per lo svolgimento delle attività di manutenzione e riparazione per la sicurezza e la tutela del bene. E' ammessa la vendita di cibo per asporto tramite veicolo, perché avete visto che dal 4 maggio è previsto l'asporto. Le ordinanze vanno fatte pensando ai problemi che hanno le persone".
"Non vogliamo fare prove muscolari", ha poi asicurato Zaia. "Non stiamo giocando a battaglia navale con il governo. Lo dice uno che ha avuto sempre un comportamento rispettoso, ho sempre fatto squadra con chiunque, ma se il problema nazionale è la firma del cibo da asporto di Zaia vuol dire che non c'è niente a cui pensare".
"Parrucchieri e barbieri hanno ragione da vendere a quintali. Non è possibile pensare a un'apertura e poi dire a loro da giugno. Che presupposto giuridico c'è? Bisogna rovesciare il ragionamento. Se tutto sarà blindato, gireremo nudi perché staremo sempre a casa. Una volta che abbiamo 'scafandrato' il cittadino con guanti e mascherine, può andare dappertutto o no?" si è infine domandato il presidente del Veneto.
Quella di Zaia non è certo l'unica voce critica rispetto alle decisioni e misure adottate nel nuovo Dcpm, cha ha scontentato diversi governatori, la Confesercenti, la Cei, per citare solo la dissidenza più di rilievo.
Dalla Lombardia il Governatore Attilio Fontana insieme al collega veneto ha evidenziato la confusione che a suo avviso regnerebbe sulla Fase 2: "Quello che lamentiamo nel nuovo dpcm è la totale mancanza di regole ben precise per gestire le riaperture: non si è parlato di controlli su trasporto pubblico, non si è parlato di famiglie con bambini". Per quanto riguarda la chiusura sulle funzioni religiose la Regione Lombardia ha anticipato l'intenzione di riaprire le chiese a livello locale: "Regione è al lavoro con Prefettura, Comune e Arcidiocesi di Milano per sostenere la possibilita' di riaprire le chiese per le celebrazioni religiose in una cornice di massima sicurezza, all'insegna del distanziamento e dell'uso dei dispositivi di protezione". Si legge in una nota. "L' auspicio – prosegue la nota – è quello di giungere al più presto ad una soluzione condivisa che possa tenere conto tanto delle esigenze di cautela, quanto della necessità di tornare a garantire il diritto di culto ai cittadini".
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