Nel governo l'aria non cambia, la tensione è alta e nessuno crede ormai che si possa svolgere quel Consiglio dei ministri annunciato da giorni, di cui, però, nessuno ha avuto conferma
Scudi alzati e posizioni invariate: Matteo Salvini vuole il decreto Sicurezza bis, mentre Luigi Di Maio spinge per il dl Famiglia. Nel governo l'aria non cambia, la tensione è alta e nessuno crede ormai che si possa svolgere quel Consiglio dei ministri annunciato da giorni, di cui, però, nessuno ha avuto conferma. "Non vedo l'ora di approvare un decreto che combatte camorristi, scafisti e teppisti, spero nessuno voglia perdere altro tempo", colpisce di fioretto il segretario della Lega. Dall'alleato non arrivano controrepliche, ma nemmeno un via libera. Il capo politico del M5S si limita a difendere l'autonomia dell'esecutivo dalle critiche di organismi sovranazionali: "Mi sembra surreale che l'Onu commenti un testo che ancora non abbiamo discusso e che io stesso non ho letto".
L'ultims polemica. anche se è un deja-vù, si sposta piuttosto sulle Autonomie, altro caposaldo delle politiche leghiste. Invocata a gran voce dalle Regioni amministrate dal Carroccio, ma soprattutto da quel pezzo di nord produttivo il cui voto alle europee resta in bilico, fino a quando non avrà almeno una prova che i testi saranno firmati in tempi brevi. Il ministro Erika Stefani scalpita e lancia inequivocabili messaggi di insofferenza ai Cinquestelle: "La frenata sulla riforma è evidente, chiedo al premier Conte e al Movimento di esplicitare la loro posizione, tenendo conto che la riforma federale è un caposaldo del contratto di governo e che sta nella richiesta, non trattabile, di milioni di italiani". L'esponente di via Bellerio chiede "da Conte e Di Maio risposte chiare, pragmatiche, effettive". Il responsabile del Mise, però, frena gli animi degli alleati: "Così com'è è scritta male", cannoneggia il leader pentastellato, garantendo allo stesso tempo che il suo obiettivo è solo quello di "migliorarla", ma senza fretta: "Strano che ci sia urgenza che si debbano portare in Cdm prima del 26 maggio, erano stati ragionevoli fino all'altro ieri. Mi sembra un modo di nascondere scandali di corruzione che hanno coinvolto la Lega".
La logica suggerirebbe che le divisioni fossero superate in un vertice di maggioranza. Magari sfruttando anche la riunione del Consiglio dei ministri che dovrebbe svolgersi lunedì 20 maggio. Il condizionale è d'obbligo, perché nessuno ha la certezza che Palazzo Chigi accoglierà i due soci-litiganti. Tanto che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, ha già preso impegni per la serata. Poi, ovviamente, si fa presto a disdire. Anche perché Di Maio ribadisce che il Cdm ci sarà e sarà l'occasione per presentare sia il decreto Sicurezza bis ("con i rimpatri, che forse erano stati dimenticati nel precedente testo"), sia il suo dl Famiglia.
Sarà un test importante sulla tenuta del 'contratto', in attesa che la campagna elettorale per le europee finisca. "Ho visto posizioni più estreme della Lega ultimamente, spero che dal 27 maggio le metterà da parte – ribadisce infatti il ministro dello Sviluppo economico -, perché aiuterebbe". Il responsabile del Mise, però, attende anche i testi della Flat tax dagli alleati ("ridurre le tasse al 15% per me va bene"), ma soprattutto spera che nella prossima legge di Bilancio, oltre alla spending review, ci sia l'introduzione del modello americano di contrasto all'evasione fiscale: "I grandi evasori devono andare in galera". Tanti argomenti di cui parlare, anche se per ora sono temi lanciati nel dibattito senza un confronto, che al momento – salvo svolte dell'ultimo minutio – resta ancora a data da destinarsi.
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