Ora per Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna dovrebbe partire la procedura prevista dal comma 3 dell'art. 116 della Costituzione. Ma i dubbi di Di Maio & company potrebbero rallentare l'iter

Sanità, scuola, lavoro, sicurezza, e perfino casse di risparmio: su tutti questi temi l'autonomia regionale avanza per Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna, scatenando dubbi e maldipancia nelle fila pentastellate. Il vicepremier Matteo Salvini, però, parla di "traguardo storico" e rassicura: l'accordo con il Movimento c'è, inutile immaginare un Nord leghista schierato contro un Sud pentastellato, non ci saranno cittadini di serie A e di serie B.

A Palazzo Chigi, in un Consiglio dei ministri serale di circa un'ora, la ministra per gli Affari regionali Erika Stefani, del Carroccio, ha illustrato la bozza delle tre intese con le regioni "verdi" del lombardo-veneto (che nel 2017 avevano chiesto più poteri su 23 temi, tramite referendum) e la "rossa" Emilia Romagna (che si è accodata su 16 argomenti, senza chiamare i cittadini a consulto, per non creare problemi con l'allora governo a trazione Pd).

I governatori Attilio Fontana e Luca Zaia, entrambi del Carroccio, si dicono soddisfatti, mentre il dem Stefano Bonaccini, che guida la giunta che ha sede a Bologna, parla di un un buon passo avanti, "ma non certo quello conclusivo". Molti dubbi, invece, arrivano dai gruppi parlamentari pentastellati, che hanno preparato un dettagliato, in cui si sottolinea che bisogna "garantire servizi essenziali in misura uguale a tutti i cittadini, in qualsiasi Regione vivano", senza collocarli chi in serie A e chi in serie B.

Dopo il passaggio a Palazzo Chigi (senza che fosse necessario alcun voto), dovrebbe partire la procedura prevista dal comma 3 dell'art. 116 della Costituzione. Stefani parla di "pochi giorni" per la sua attivazione, ma i dubbi di Di Maio & company potrebbero rallentare l'iter. I testi delle intese, una volta firmati dai governatori, dovranno essere approvati dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti. Non saranno modificabili ("come i trattati internazionali", dice Salvini), quindi si dovranno limare prima che entrino a Montecitorio e Palazzo Madama.

E, proprio questo, fa venire a galla i malumori dei 5 Stelle. Nel loro dossier, deputati e senatori M5S ritengono inaccettabile che le intese vengano presentate come non emendabili dalle Camere. "Sarebbe paradossale impedire che il Parlamento possa formulare proposte di correzione a una legge che recepisce un'intesa che tocca la vita di tutti", scrivono i gruppi parlamentari.

L'autonomia, però, avanza. Non a caso i dicasteri gestiti da leghisti (Interni, Agricoltura e Pa) hanno già consentito a cedere parte delle loro deleghe ai capoluoghi di Regione. Diversa, e ancora tutta da definire, sarà la faccenda per Sanità, Ambiente, Infrastrutture e Beni Culturali, cioè i ministeri in mano ai pentastellati. Il ministro Stefani, comunque, tenta di rassicurare: tutti i ministri hanno contribuito, ed eventuali limature arriveranno prima del passaggio parlamentare, che appare già blindato.

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