Dibattito molto duro. Il voto all'una di notte: 284 a favore e 67 contro. Il "no" del Pd. I contenuti del testo approvato

All'una esatta della notte di Ognissanti, la Camera approva (284 favorevoli e 67 contrari e 41 astenuti) la conversione in legge del decreto Genova. Fino all'ultimo è stata battaglia con il Pd che ha fatto un parziale ostruzionismo contro la parte del decreto che, secondo i dem, introduce un "chiaro condono edilizio" per gli edifici abusivi di Ischia crollati per il terremoto del 21 agosto 2017. Forza Italia si è astenuta.

C'è stato un duro scambio di accuse perché la maggioranza gialloverde ha provato a rinfacciare alle opposizioni di centrosinistra il ritardo del provvedimento per la città di Genova colpita dalla tragedia del Ponte Morandi. La risposta è arrivata nella dichiarazione finale di voto dell'ex ministro delle infrastrutture Graziano Delrio: "Una settimana fa vi abbiamo chiesto di stralciare la parte relativa a Genova assicurandovi che l'avremmo votata immediatamente. Ma voi avete voluto tenere nel decreto il condono per Ischia. Dite che non si tratta di condono? E allora perché ci tenete tanto?". Dalla maggioranza, il 5stelle Francesco D'Uva ha ribadito che non si tratta di condono ma di una risposta che i cittadini di Ischia aspettavano da tempo e che chi non sarà in regola dal punto di vista delle norme edilizie non potrà ottenere i soldi della ricostruzione. Dal governo per bocca del viceministro Edoardo Rixi (leghista genovese) è venuto il riconoscimento di un ottimo lavoro svolto da maggioranza e opposizione insieme: "Il decreto è stato cambiato e certamente migliorato con il contributo di tutti. Mi spiace che non riceva un voto unanime, ma capisco che ciascuno abbia le sue posizioni in merito".

Ora al Senato – Il decreto, adesso, è a metà strada del suo iter per la conversione in legge. Dovrà passare al Senato per completare il suo cammino. Di sicuro si riaccenderà lo scontro sul condono per Ischia. E a Palazzo Madama, la maggioranza è più risicata.

Cosa dice il Decreto – Il decreto per Genova nomina il Commissario Straordinario alla ricostruzione del Ponte Morandi (il sindaco di Genova Marco Bucci), con un incarico di un anno rinnovabile (si prevede  almeno tre anni) e gli mette a disposizione una struttura di una ventina di persone (più alcune centinaia di unità di personale sul territorio). Il decreto stanzia, in totale 590 milioni di cui 360 (30 all'anno dal 2018 al 2029) per far partire la ricostruzione. La relativa spesa, comunque, dovrà essere a carico della concessionaria Autostrade per l'Italia che, invece, viene esclusa da qualunque attività di ricostruzione.

Il Commissario dovrà procedere alla demolizione di quello che resta del ponte, far progettare e costruire il nuovo nel più breve tempo possibile assicurandosi che Aspi paghi le spese. Ma Bucci dovrà anche occuparsi dei rimborsi agli sfollati, delle assunzioni di personale necessario all'emergenza negli enti locali, degli interventi a favore degli autotrasportatori che vedono aumentare (in assenza del ponte) i chilometri da percorrere per entrare e uscire dal porto di Genova, delle assunzioni di 60 persone per il raddoppio della dogana, degli interventi per delocalizzare le imprese e le attività commerciali distrutte o danneggiate dal crollo. Insomma, dovrà gestire la ricostruzione anche in senso lato avendo a disposizione 230 milioni oltre ai 360 di cui sopra.

Il decreto istituisce anche (dal 1° gennaio 2019) l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (Ansfisa) che dovrebbe assumere trecento ingegneri per vigilare sulla sicurezza e la buona manutenzione delle infrastrutture stradali, autostradali e ferroviarie

 

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