L'idea è quella di mettere davanti alle facce un progetto di partito, che preveda idee nuove anche rispetto al recente passato

Il Partito democratico sabato prossimo avrà un nuovo segretario: Maurizio Martina. Alla vigilia dell'Assemblea nazionale, la maggioranza del Pd scioglie le riserve sull'attuale reggente, a cui consegnerà il mazzo di chiavi 'originale' del Nazareno, ma solo a patto che qualche 'copia' resti nelle mani degli esponenti più vicini al leader dimissionario, Matteo Renzi. Perché la nuova segreteria dovrà essere comunque 'condivisa', termine che ai tempi in cui l'ex premier era in tolda di comando voleva dire realizzarla con le regole del manuale Cencelli in salsa dem: se tutti sono un po' scontenti, allora è un buon compromesso.

È servita una lunga riunione alla Camera per stabilire una linea quasi unitaria da portare all'appuntamento del prossimo 7 luglio, almeno sui nomi. Perché sull'altro grande tema, il Congresso, le idee non sono ancora così chiare come dovrebbero. Per il momento, di concreto, c'è un programma che dovrebbe portare a un percorso straordinario, terra mai battuta prima dal popolo dem.

L'idea è quella di mettere davanti alle facce un progetto di partito, che preveda idee nuove anche rispetto al recente passato, dove il recupero del consenso sul territorio venga prima dei candidati, delle faide interne, delle kermesse nei teatri o dei gazebo. Per riportare il Pd più vicino alle problematiche di ogni giorno, coinvolgendo nuovamente i militanti nell'azione politica. Allo stesso tempo il partito deve iniziare a cambiare pelle. Nelle intenzioni del vertice questo non significa rinnegare la stagione 'renziana', ma trovare nuovi spunti per animare il dibattito. Già entro fine luglio, infatti, potrebbe essere prodotto un primo documento per la discussione aperta, mentre dovrebbe vedere la luce una commissione su base nazionale dedicata alle modifiche dello Statuto, da molti anni invocate sia dalla base che dalla dirigenza, ma mai realizzate.

Una volta avviato il nuovo ciclo, a ottobre dovrebbe essere organizzato un forum nazionale aperto ai circoli, agli amministratori locali, alle varie anime disperse del centrosinistra, oltre che alle associazioni e quella fetta di società civile che se la sentirà di lavorare alla creazione di un'alternativa al governo Lega-M5S. Una data precisa ancora non c'è, ma il calendario quasi sicuramente terrà conto del fatto che il 19, 20 e 21 a Firenze ci sarà l'edizione 2018 della 'Leopolda'. Si tratta, dunque, di un progetto a lungo termine, che prevede anche la convocazione di congressi territoriali, provinciali e regionali, da celebrarsi tra ottobre e dicembre prossimi. Ma anche di un progetto ambizioso, perché i rapporti di forza all'interno dell'Assemblea nazionale (organismo sovrano nel Pd) non saranno toccati di una virgola dall'elezione di Martina come segretario. La maggioranza resta sempre a trazione renziana e il nodo più difficile non è stato ancora sciolto.

C'è un petalo del 'Giglio magico' (capeggiata da Lotti e Marcucci) che spinge per il Congresso dopo le elezioni regionali del 2019 (in autunno), mentre la 'colonna emiliana' del capogruppo alla Camera, Graziano Delrio, vorrebbe arrivarci prima delle Europee di maggio 2019. Sul punto inciderà anche il pensiero del primo (e finora unico) candidato alla segreteria nazionale, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. Il governatore di sicuro non sarà rimasto indifferente al campanello d'allarme suonato da Paolo Gentiloni, che vede uno smarcamento di Salvini dalla maggioranza con Di Maio in tempi non troppo lontani. Se questo si avverasse, presentarsi alle elezioni anticipate con un leader eletto dal Congresso sposterebbe eccome gli equilibri alle urne.
 

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