Grossi problemi per il Pd a cominciare dalla difficile unità a sinistra. Ma per Renzi tornare a fare il premier è quasi impossibile. Gentiloni, invece....

E' un esercizio complicato stabilire se l'esito delle regionali siciliane sia da considerare una sorta di giudizio universale per il Partito Democratico oppure solo uno 'scivolone' preventivato/atteso nella marcia di avvicinamento alle elezioni politiche dell'anno prossimo. Di sicuro però, a scrutini terminati, alcune evidenze saltano all'occhio. Evidenze che in via del Nazareno non possono omettere di considerare o, peggio ancora, di trascurare.

La prima e rumorosissima è che da solo il Pd non regge più l'urto delle altre forze politiche, né del Movimento 5 Stelle né del centrodestra (ri)unito. Al punto che Luigi Di Maio, con una discreta spocchia, ha annullato l'auspicato confronto in tv sostenendo che Matteo Renzi "non è più il competitor" e aggiungendo che il "Pd è defunto". Ora, se la prudenza invita a non accanirsi sullo sconfitto, il dato politico 'puro' rischia di avvelenare (a sinistra) i mesi che passeranno di qui alle elezioni di marzo. Certo, non che alle precedenti consultazioni siciliane il Pd sia andato in carrozza, però adesso la situazione pare davvero fragilissima.

La seconda e strisciante pone il mondo della sinistra di fronte a uno snodo ineluttabile: ricompattarsi o finire stritolato nella morsa tra grillini e centrodestra, là dove è innegabile che l'asse Berlusconi-Salvini-Meloni abbia prodotto in Sicilia il trionfo auspicato. Così procedendo, con Pd e Mdp separati, anzi votati alla lite continua, è molto probabile che la sinistra perda le elezioni del 2018; diversamente, bisogna che Renzi, Bersani, D'Alema e Pisapia (con il suo Campo Progressista) trovino un punto d'incontro: ma, ragionando per via induttiva, appare difficile che tutto ciò avvenga, nonostante le eventuali sponde dei colonnelli e la logica del buonsenso.

La terza e squassante riguarda invece Renzi e solo Renzi. Se dopo le elezioni politiche l'unica strada praticabile dovesse essere quella di un governo di larghe intese, è quasi impossibile che il segretario del Pd possa diventare premier. Con il suo carisma debordante e con alcuni 'strappi' strategici fuori programma, da tempo Renzi non incontra molte simpatie. Si tratterebbe, quindi, di identificare una figura capace di mettere d'accordo tutte le forze politiche coinvolte nel progetto Italia, una figura dal profilo alto e dall'altissima attendibilità sul fronte internazionale, una figura che possa insediarsi a Palazzo Chigi con la benedizione del Quirinale. Nell'attesa che salti fuori un nome credibile dal cilindro – esercizio quanto mai complesso – resta caldo quello di Paolo Gentiloni, amico di Matteo, sì, ma nemico di nessuno.

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