La decisione di iscriversi al gruppo misto. Zanda: "Mi ha detto che non condivide la linea politica del partito"
Il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha deciso di lasciare il gruppo del Partito Democratico al Senato per iscriversi al gruppo misto.
La decisione arriva proprio nel giorno in cui Palazzo Madama ha approvato la nuova legge elettorale sulla quale il governo di Gentiloni ha posto cinque questioni di fiducia.
Nelle scorse settimane il presidente del Senato si era impegnato per evitare che il Governo ponesse la questione di fiducia anche in aula a Palazzo Madama. Il senatore dei Cinquestelle, Vito Crimi, durante la votazione sul Rosatellum, aveva chiesto a Grasso di dimettersi per bloccare la riforma.
Immediate le reazioni. "Il presidente Grasso mi ha comunicato per telefono la decisione di dimettersi dal gruppo del Pd poco prima di renderla nota – ha fatto sapere il presidente del Gruppo del Pd al Senato, Luigi Zanda – Per me è stata una notizia inaspettata e in nessun modo prevedibile. Per quanto mi ha detto, il senatore Grasso si è dimesso dal gruppo del Pd principalmente perchè non condivide la linea politica del partito e, in particolare, le decisioni sulla legge elettorale. Mi ha detto che se non fosse stato presidente del Senato e avesse dovuto votare, non avrebbe votato nè la legge, nè la fiducia sugli articoli – ha aggiunto – Peccato. Le sue dimissioni vengono dopo una lunga collaborazione. Qualche mese fa anche io avevo insistito con Pietro Grasso perchè si candidasse alla presidenza della regione Sicilia. La settimana scorsa gli avevo chiesto a nome del partito di candidarsi in un collegio da lui scelto alle prossime elezioni politiche. Mi ha detto che doveva pensarci, ma non ho mai avuto l'impressione di una sua distanza dal Pd. Mi ha fatto piacere che Pietro Grasso mi abbia detto che i nostri buoni rapporti personali continueranno ad essere tali".
"L'uscita di Grasso dal Pd suona come una presa in giro colossale. Avesse avuto coraggio si sarebbe dimesso da presidente prima delle fiducie", ha twittato il deputato M5S Danilo Toninelli. Il senatore del MoVimento 5 Stelle Vito Crimi ha commentato: "Apprendo adesso che Grasso lascia il gruppo del Pd. A lui dico: adesso è troppo tardi, presidente, doveva farlo prima e così avrebbe evitato di mettere il suo nome tra i responsabili dell'approvazione del Rosatellum". Crimi aveva invitato ieri Grasso a dimettersi. "E invece l'unico ad aver fatto questo gesto nella storia repubblicana, e a dimettersi per protesta contro la fiducia su una legge elettorale, resta il presidente Giuseppe Paratore nel 1953". Al coro pentastellato si è aggiunto Alessandro Di Battista, deputato del Movimento 5 stelle: "E' una cosa clamorosa che la seconda carica dello Stato abbia lasciato il partito che lo ha votato e lo ha eletto seconda carica dello Stato", ha detto a Radio 105, a 105Matrix.
Il ministro alle politiche agricole Maurizio Martina (Pd), ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7, ha commentato: "La motivazione della scelta del presidente Grasso di lasciare il gruppo parlamentare del Pd la capiremo nei prossimi giorni, certo è una scelta che amareggia, non c'è nessun dubbio. Se il tema fosse quello della legge elettorale, sono convinto che avremmo buoni argomenti per spiegare il perché delle nostre scelte. Non dimentichiamo il problema del fatto che la legge elettorale non fosse armonizzata – ha proseguito – In questa legislatura, il sostegno a una legge, nei numeri non è mai stato così importante come per questa legge elettorale. Lo sforzo che ha fatto la maggioranza per darsi delle regole condivise è da tutelare". "Abbiamo fatto una legge elettorale per aprire una prospettiva nuova di coalizione di centrosinistra. Chiedo a Speranza: ci stai o no? Non si può negare che alcune cose come le Unioni Civili siano state fatte con il contributo di Verdini – ha concluso poi il ministro – Ma noi stiamo facendo una proposta per una coalizione di centrosinistra, pronti a costruire insieme con una pluralità di leadership".
"Certamente Grasso non lascerà gruppo Pd. Se lo facesse, per coerenza, si dimetterebbe anche da presidente, ove Pd lo designò", è il tweet del senatore Salvatore Margiotta della Direzione nazionale Pd.
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