L'alleanza da da Carlo Calenda e al leader di Campo progressista passando per Angelino Alfano non sembra proprio gradita
Giuliano Pisapia è ancora all'estero, ma i giornali italiani arrivano sulla sua scrivania di buon mattino e le parole di Matteo Richetti e Andrea Marcucci, fedelissimi di Matteo Renzi, che in due diverse interviste tornano a ipotizzare un "listone unico" che vada da Carlo Calenda e arrivi al leader di Campo progressista passando per Angelino Alfano, non giungono proprio gradite.
E' "ancora presto" per dare per chiusa la partita siciliana a sinistra, "visto che molti invocano le primarie (e oggi lo ha fatto anche Bruno Tabacci, vicinissimo a Giuliano Pisapia), "figuriamoci" – spiegano gli uomini vicini all'ex sindaco di Milano – se è tempo di parlare di alleanze per le Politiche e "listoni unici". La settimana prossima, per la gioia di chi, anche a sinistra, ha mal digerito la sua assenza di questi giorni, Pisapia tornerà sulla scena. In agenda c'è già un incontro con Pier Luigi Bersani, a dimostrare che 'gli attriti' sulla vicenda siciliana, non hanno, o per lo meno non ancora, rotto del tutto l'asse tra Mdp e gli arancioni.
Quanto ai messaggi in bottiglia che arrivano dal Nazareno la linea non cambia: Campo progressista non è in cerca di poltrone. Il progetto rimane quello di mettere su un cantiere per un nuovo centrosinistra che segni "la rottura" con il passato. Se nessun veto è stato fatto, l'unico "confine" per Pisapia e i suoi "rimane la destra". Il Pd, però, insiste, ed è il portavoce Matteo Richetti a dirlo "con chiarezza". Che la legge elettorale richieda lista o coalizione, ribadisce, "l'esigenza di allargarci per noi rimane.
E senza giri di parole, da una parte Calenda e l'esperienza che sta costruendo sui valori dell'Europa e della liberal-democrazia, e dall'altra Pisapia con l'esperienza di un campo Progressista e solidale sono non solo alleati, ma eventuali compagni di strada in una lista unica laddove il sistema continuasse a prevedere questo". Porte aperte, sia pur con paletti chiari, anche ad Angelino Alfano: "Se si supera la collocazione anche nella denominazione di nuovo centrodestra, si apre un dialogo. Altrimenti non si può partire con questo elemento di ambiguità".
Il 'renzianissimo' Andrea Marcucci si spinge oltre: "E' nei fatti che chi ha sostenuto i governi Renzi-Gentiloni pensi ad una collaborazione anche in futuro. Come è nei fatti, direi naturale e quasi scontato, che la nuova forza politica di Pisapia collabori con il Pd", dice. Poche, in casa dem, le speranze di riuscire a cambiare la legge elettorale. Diffusa tra i parlamentari che si preparano a tornare a lavoro la settimana prossima, infatti, la convinzione che dopo la legge di bilancio calerà definitivamente il sipario sulla XVII legislatura. L'obiettivo, dunque, rimane il premio assegnato alla Camera dall'Italicum al partito che raggiunge il 40%. "Alla Camera faremo liste molto competitive, con personaggi autorevoli e radicati. Punteremo al 40%. Ci credo eccome – confida Marcucci – Gli italiani che temono l'avanzata della destra populista di Salvini e del M5S avranno un solo baluardo possibile: il Pd. II voto ad altre liste non collegate sarà buttato via, sarà di fatto un favore agli avversari".
Non la pensa così Pier Luigi Bersani. "La sinistra è in costruzione e non in frantumi – dice sicuro – Alfano è l'ultimo dei nostri pensieri. Ma il centrosinistra è il centrosinistra e Alfano è un'altra cosa". Dal fronte opposto anche il leader di Ap è in difficoltà con i suoi: difficile far digerire il 'matrimonio' con i dem, in Sicilia ma soprattutto a Roma. "Le alleanze di Ap che ci saranno in Sicilia, saranno alleanze in Sicilia, alleanze siciliane. Con un programma sulla Sicilia. Non sono alleanze nazionali", si affretta a chiarire.
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