Il ministro del Lavoro illustra il piano contro la povertà e promette: "Si passerà dal welfare dei sussidi a quello delle opportunità"

"Un passo verso l'Europa: l'Italia avrà per la prima volta uno strumento universale su tutto il territorio nazionale per combattere la povertà. Il Senato darà il via libera definitivo domani mattina". Giuliano Poletti, ministro del Lavoro, parla del Piano contro la povertà in un'intervista a Repubblica, assicurando che si passerà "dal welfare dei sussidi a quello delle opportunità". E a questa logica lega la proposta di ridurre il carico contributivo nella busta paga dei giovani neoassunti: "Farlo su tutti i lavoratori costerebbe molto" spiega illustrando la manovra. "Si tratta complessivamente di circa due miliardi di euro, considerando anche le risorse europee. Con queste risorse siamo in grado di raggiungere un po' meno del 50%. Ricordo, poi, che è la prima volta che viene messo a bilancio un fondo destinato alla lotta contro la povertà, non era mai successo. Dunque è più di quanto storicamente sia mai stato investito su questa materia. Ma soprattutto si guarda all'intero territorio, partendo dall'esperienza realizzata con il Sia (sostegno per l'inclusione attiva) che, introdotto dal governo Letta come sperimentazione in alcune grandi città, noi abbiamo esteso a tutta Italia". E assicura: "le risorse contro la povertà sono destinate a crescere", anche perché "ci sono misure assistenziali che si sovrappongono. Penso ad esempio all'assegno sociale che già oggi è uno strumento di sostegno al reddito e che dunque già interviene a favore di una parte della platea potenziale di poveri".

A differenza con il reddito di cittadinanza dei Cinque stelle "noi ci occupiamo di lotta alla povertà, interveniamo sui nuclei familiari in condizioni di difficoltà, puntiamo a far uscire questi soggetti dalla loro condizione. Quindi, non è un intervento generalizzato e indifferenziato".

A ricevere il sostegno, "sulla base delle risorse disponibili, circa 400 mila nuclei familiari con minori a carico, pari a un milione e 770 mila individui", continua il ministro spiegando che "attualmente il Sia è pari a 400 euro al mese che sarà elevato a circa 480 euro estendendo i requisiti di accesso. Stiamo ragionando su queste basi anche se spetterà al decreto attuativo definire la soglia di povertà che darà diritto al sostegno". E riguarderà "gli italiani e gli stranieri cosiddetti 'lungo soggiornanti', cioè coloro che stanno regolarmente nel nostro territorio da almeno cinque anni".

Come spiega Poletti, "la persona dovrà sottoscrivere un patto con la comunità locale di riferimento. Un progetto condiviso per offrire a chi è in difficoltà un'opportunità di miglioramento. Per esempio, la persona dovrà impegnarsi a garantire un comportamento responsabile, ad accompagnare i figli a scuola, a sottoporli alle vaccinazioni, a seguire corsi di formazione e ad accettare eventuali proposte di lavoro".

In parallelo, "è prevista anche l'assunzione a tempo determinato di circa 600 persone nei Centri per l'impiego per svolgere proprio questo ruolo di tutor nei percorsi di inclusione, specialmente per l'accompagnamento al lavoro".

"Il nostro è un progetto nazionale – vuole ribadire Poletti – Certo le regioni che già hanno sperimentato forme di sostegno ai poveri si troveranno avvantaggiate. Ci sarà un coordinamento nazionale. È prevista anche l'assunzione a tempo determinato di circa 600 persone nei Centri per l'impiego per svolgere proprio questo ruolo di tutor nei percorsi di inclusione, specialmente per l'accompagnamento al lavoro".

Quanto invece alle differenze con il piano con il "lavoro di cittadinanza" lanciato da Renzi "In entrambi c'è l'idea che si deve dare a tutti l'opportunità di un lavoro, che è molto di più di un impiego o di un reddito. E' la realizzazione della propria vita". Quanto al Jobs Act "abbiamo avuto circa 700 mila posti di lavoro in più con un Pil che è cresciuto lentamente. Il tema centrale ora è l'inclusione dei giovani e anche l'introduzione del pensionamento anticipato va visto come opportunità' per inserire nel mercato del lavoro forze nuove". Circa le 'ricette' per ridurre il cuneo fiscale-contributivo "Se dipendesse da me, sì". Un taglio generalizzato costerebbe molto considerando che ogni punto di cuneo vale 2,5 miliardi. Se si deve scegliere, io scelgo i giovani".

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