Per evitare la rottura, "basta che il segretario si rimangi quello che ha detto in direzione"

"La conferenza programmatica? Se c'è la discussione in cui si dice che il governo va al 2018 e si può discutere e il segretario ci mette nelle condizioni di farlo e corregge la linea (fermiamo la rottura, ndr). Le formule le troviamo. Va benissimo far prima, per esempio, la conferenza programmatica e poi, da giugno a ottobre o novembre, il percorso congressuale. A giugno non c'è bisogno di convocare il congresso, parte comunque". Così Pier Luigi Bersani, intercettato alla Camera, risponde alla domanda se con la conferenza programmatica proposta dal ministro Andrea Orlando fermerebbe la scissione dal Pd. "Io consiglierei, come dice Orlando, di fare una riflessione prima tutti insieme. Perché – spiega – quando comincia la conta non discuti più. Noi abbiamo bisogno di avere una piattaforma. E quindi serve lo svolgimento ordinario, fra l'altro potendo fruire alle spalle di mesi nei quali si fa una legge elettorale".

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Bersani spiega poi che, per evitare la scissione, "basta che il segretario si rimangi quello che ha detto in direzione". Ci sarebbe così la possibilità che voi restiate? "Assolutamente, noi chiediamo di ripristinare la normalità: governo fino al 2018, congresso nei tempi statutari, poi si decide se fare prima la conferenza programmatica ma questa è una questione organizzativa, non di Statuto", risponde l'ex segretario. "Chiediamo un governo nella pienezza delle sue funzioni e un congresso ordinario. Invece tutto questo viene stravolto per cui si ha: ipoteca su Gentiloni, congresso cotto e mangiato, senza legge elettorale e impedendo di approvarla, le amministrative.Tutto questo, perché? I commentatori devono porsi questa domanda. E la risposta è perché Renzi non vuole essere logorato", conclude Bersani.

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