Roma, 10 dic. (LaPresse) – “La distruzione di Daesh è l’assoluta priorità“. Non ha usato mezze misure il premier Matteo Renzi, intervenendo a Med 2015, la Conferenza sui Dialoghi per il Mediterraneo (Med), che si aperta oggi a Roma per concludersi sabato. Ma è una azione che va compiuta nel modo giusto: “Serve un approccio diplomatico, di intelligence, di sicurezza e di cooperazione nel settore della difesa. Da questo punto di vista l’Italia è in prima fila”.
Perché, è tornato a sottolineare Renzi, “pensare di andare a colpire il nemico soltanto in luoghi lontani da casa significa nasconderci la realtà. Quelli avvenuti sono tutti attentati compiuti da cittadini cresciuti nelle nostre periferie, educati nelle nostre scuole, che hanno condiviso con i nostri figli le partite di calcio”. Insomma “pluralismo, dialogo, confronto, senso di appartenenza che diversa incrocio di esperienze continuo, con un fecondo rapporto di contaminazione: questo è il nostro sistema umanitario. Questa sfida non sarà vinta in un mese o in un anno, è la sfida di una intera generazione”.
Perciò in Siria occorre muoversi con prudenza: “Il ricambio – ha detto Renzi – della classe politica siriana va realizzato all’interno di un processo di transizione ordinata che non lasci un vuoto che potrebbe essere riempito dal terrorismo”. E altrettanto vale in Libia, dove l’Italia è pronta a fare la sua parte: “Ho confermato a Kerry – ha annunciato – la disponibilità a una missione di assistenza, addestramento e formazione a supporto del futuro governo libico una volta che esso verrà costituito”.
D’altra parte, ha sottolineato la ministra della Difesa, Roberta Pinotti, l’Italia fa la sua parte: in Iraq “truppe addestrate e convinte” sono state fondamentali nel riprendere la regione di Sinjar che era controllata dallo Stato islamico, ha detto citando le “truppe peshmerga curde, addestrate ad Erbil, che hanno ripreso Sinjar”. In quella battaglia “hanno combattuto anche due battaglioni yazidi, che hanno voluto essere addestrati dai soldati italiani durante il ramadan, quando i curdi non potevano”.
Ma bisogna guardare ancora più in là, alla nuova Europa: “Dobbiamo riportare – ha sottolineato Renzi – l’attenzione anche sull’area dei Balcani. Esiste un grande tema, che non riguarda solo Albania, ma anche Kossovo e Bosnia, troppo spesso sottovalutato nel dibattito politico europeo. Vogliamo che Albania e Serbia possano essere al più presto parte della grande famiglia europea. La storia ci insegna che da lì sono partiti conflitti difficili da fermare”.
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