di Donatella Di Nitto
Roma, 30 nov. (LaPresse) – Stessi nomi, probabilmente stesso risultato. Per la riunione del Parlamento in seduta comune, convocato alle 13 di domani a Montecitorio, per l’elezione dei tre giudici della Consulta, si profila la ventinovesima fumata nera, con il rischio, sempre più concreto, che si metta in pericolo il funzionamento della Corte costituzionale. Senatori e deputati sono infatti chiamati a sostituire per il ventottesimo, settimo e quinto scrutinio rispettivamente Luigi Mazzella, Sergio Mattarella e Paolo Maria Napolitano.
Partito democratico e Forza Italia, confermano fonti parlamentari, voteranno la stessa terna di mercoledì scorso: Augusto Barbera in quota Pd, fermatosi a 536 consensi; Francesco Paolo Sisto in quella Forza Italia, arrivato a 511; Giovanni Pitruzzella, dell’area centrista, giunto a 492. Il Movimento 5 Stelle, che si è sfilato dall’accordo con il Pd non tradirà la precedente scelta, votando Franco Modugno, che ha raggiunto quota 140 voti, più dei 127 disponibili ai pentastellati.
Si rischia quindi che a vincere siano ancora una volta i franchi tiratori, visto che sia nel Pd, che in Fi che tra i centristi, numerosi sono i dissidenti, anche perchè, sulla carta, l’accordo ha tutti i numeri per raggiungere l’obiettivo. Una situazione di contrarietà, quindi trasversale, che porterà molto probabilmente a un ennesimo nulla di fatto. Sel, Sinistra italiana e minoranza Dem apprezzano infatti più il candidato M5S che Barbera, inviso costituzionalista schierato a favore delle riforme istituzionali e dell’Italicum. “Non ho nessuna difficoltà a votare” Franco Modugno “se c’è un’intesa complessiva” ha confermato oggi senatore Federico Fornaro, voce della minoranza Pd. “Se c’è un’intesa anche con uno dei principali partiti di opposizione – ha aggiunto – si riesce ad eleggere con relativa facilità, oggi rischiamo il pantano”.
Per quanto riguarda invece Sisto, l’ex presidente della commissione Affari costituzionali, paga sia i maldipancia interni al partito che il fatto di essersi sfilato dai Conservatori e riformisti, di fatto tradendo Raffaele Fitto per Silvio Berlusconi. Stesso discorso per Pitruzzella, visto che ‘Per l’Italia-Cd’ ha fortemente sponsorizzato Gaetano Piepoli, senza successo. Il quorum, pur abbassandosi, resta quello di 571 voti e forse, riferiscono, l’unica possibilità di portare a casa il risultato sarebbe quella di diminuire le assenze (mercoledì erano 877 su 951 ndr).
Il voto di domani per eleggere i membri della Consulta “è molto importante, il Parlamento è in ritardo. Domani abbiamo la possibilità di votare tre nomi, mi auguro che il voto segreto non diventi metodo di lotta politica invece che strumento per esprimere un voto di coscienza”. Ha ribadito il capogruppo Pd al Senato Luigi Zanda. “Noi – ha aggiunto – Abbiamo fatto il nostro nome e quello rimane il nostro”.
Per la presidente della Camera, Laura Boldrini, l’auspicio è che “martedì prevalga il senso di responsabilità e si arrivi” all’elezione dei giudici della Consulta, perché “non può essere che sia il Parlamento ad ostacolare il lavoro della Corte costituzionale”. La seduta a oltranza però, minacciata da Pietro Grasso a poche ore dalla fumata nera del 25 novembre, potrebbe concretizzarsi già da domani.
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