Torino, 20 nov. (LaPresse) – “La prima volta ci entrai nel 1972, poi sono tornato tante volte”. In 43 anni Piero Fassino, ex segretario dei Ds e dal 2011 sindaco di Torino, ha vissuto quasi tutta la storia dello stabilimento Fiat di Mirafiori. Ed oggi l’ex responsabile fabbriche del Pci, ha compiuto quello che lui stesso ha definito “un tuffo nella memoria” risalendo i gradoni dell’ingresso 5 e visitando le linee di produzione, mangiando alla mensa (menù con risotto e flan di verdure) e poi parlando a un migliaio di dipendenti della palazzina uffici nel grande atrio d’ingresso. “Venivo qui a volantinare davanti ai cancelli, 3mila lavoratori alla volta, non un lavoro semplice” ha esordito, “è stato un tuffo nella memoria, ma anche un’occasione per constatare quanto l’auto rappresenti ancora un punto di forza sia del sistema industriale italiano, che di Torino. La Fiat si conferma un punto di forza di questa città, continua ad essere qui, e vi svolge un ruolo centrale”. Fassino, con orgoglio, ha ribadito di essere stato tra i pochi “che non hanno accettato la vulgata secondo cui la Fiat andava via, certo la nascita di Fca ha fatto nascere un gruppo nuovo, e quando ciò accade si hanno processi di riorganizzazione. Certo le moderne tecnologie determinano un cambio nella produzione, quindi uno stabilimento che aveva 60mila lavoratori non ci sarà mai più, anche perché stabilimenti così non ce ne sono più in nessuna parte del mondo. Ma pur consapevoli di questi cambiamenti, Fiat resta un punto di forza”.
Fassino è stato accolto dal chief operating officer di Fca per l’area Emea, Alfredo Altavilla, che l’ha accompagnato in vari reparti dell’impianto, che nel complesso occupa 17mila addetti. C’è stato spazio anche per vedere alcuni prototipi, tra cui il suv Levante della Maserati che sarà presentato nel 2016 e prodotto a Mirafiori, dove sempre l’anno prossimo sarà in linea anche la nuova Alfa Romeo Mito. “Ho visto com’è cambiata straordinariamente questa fabbrica, rispetto a quella in cui condivisi tantissime esperienze” ha spiegato Fassino, ripescando ricordi di tempi in cui una larga maggioranza delle persone che lo ascoltava oggi, non era nemmeno nata. “Le grandi riunioni degli anni ’70, e le grandi manifestazioni per portare gli investimenti nel Mezzogiorno, in un’ottica non corporativa ma nazionale” ha ricordato il sindaco, passando per gli anni del terrorismo che “aveva nel colpire capisquadra e capireparto uno dei suoi punti di maggiore e drammatica offensiva”. Fino ad arrivare all’occupazione dell’allora più grande fabbrica d’Italia, i comizi di Enrico Berlinguer ai cancelli e la marcia dei 40mila, cui seguì l’accordo siglato da Luciano Lama e gli altri sindacalisti: “Ricordo quel passaggio doloroso di 35 anni fa, tra settembre e ottobre del 1980. La grande ristrutturazione significò per 22mila addetti andare in cassa integrazione, con un possibilità molto limitata di rientrare in fabbrica”.
Fassino ha poi elencato altri momenti difficili, come “la crisi tra anni ’80 e ’90, fino alla nascita di Fiat-Chrysler, un nuovo grande gruppo mondiale, che rappresenta una grande occasione, che rilancia Fiat in una dimensione globale”. Rimanendo all’impianto di Mirafiori, Fassino ha poi parlato di come “sia sempre stato il simbolo della Fiat ma anche molto di più: era il più grande stabilimento d’Italia con 61mila lavoratori,e tra i più grandi d’Europa. Era il simbolo del sistema industriale italiano, della città e dell’azienda”. In futuro con l’arrivo del Levante, che Fassino ha chiamato Levanto erroneamente più volte, “ci saranno 17-18mila lavoratori, e sarà anche oggi uno dei più grandi impianti d’Europa, sarà centrale per chi ci lavora e per il sistema industriale”. Numeri che, ha spiegato Fassino “destituiscono di fondamento le teorie ricorrenti, che in nome dell’innovazione e della ricerca, rappresentano l’automobile come un prodotto maturo, povero. Ignorando che non esistono prodotti maturi e non, ogni prodotto è maturo o no a seconda del livello di innovazione che incorpora”. L’auto oggi è un condensato di tecnologia, ha concluso Fassino “ed è un traino dello sviluppo industriale. C’è un radicale cambiamento nell’organizzazione del lavoro con le nuove tecnologie che stanno cambiando il rapporto fra lavoratore e prodotto in termini di qualità del lavoro stesso e fatica. La Fiat non se ne è andata da Torino e torna a investire sulla città“.

