di Claudia Farallo
Roma, 23 giu. (LaPresse) – “Il Governo ha autorizzato il ministro per i rapporti col Parlamento a porre la fiducia. Poi vedremo se sarà necessario. Se la riforma va in porto, ci saranno più soldi per gli insegnanti, altrimenti le assunzioni saranno le 20-25mila previste dal turnover. Credo che l’alternativa debba essere chiara per chi domani in Parlamento dovrà scegliere come comportarsi”. Si annuncia con queste parole del premier Matteo Renzi, arrivate al termine di un Consiglio dei ministri finito intorno alle dieci di sera, l’ennesimo braccio di ferro tra Governo e opposizione.
Il provvedimento, ha stabilito la commissione Istruzione al Senato, arriverà in aula già domani, e ci arriverà senza mandato ai relatori, quindi nella formulazione uscita dalla Camera. Che sarà poi modificata con il maxiemendamento di maggioranza. Un documento presentato stamane dai relatori, Francesca Puglisi del Pd e Franco Conte di Ap, in commissione. Poi l’ufficio di presidenza, che aveva fissato per domani alle 14 il termine di presentazione dei subemendamenti. Le opposizioni avevano tenuto il punto, dicendo sì che avrebbero esaminato il testo con attenzione, ma che non si sarebbero di certo risparmiate nel presentare nuovamente le proprie istanze non accolte. “Non facciamo sconti”, aveva chiarito a questo proposito Gian Marco Centinaio, capogruppo della Lega Nord al Senato.
E poi, nel pomeriggio, il cambio di rotta. In una conferenza dei capigruppo inaspettatamente lunga (quasi due ore), è stata presa la decisione di far arrivare il provvedimento direttamente in aula, domani pomeriggio. Alle 19 scadrà il termine per presentare gli emendamenti. Una serata di discussione generale e poi, già giovedì, il voto.
“Nel momento in cui verrà chiesta la fiducia, perché verrà chiesta, se la voteranno loro e i loro amici”, ha commentato il senatore leghista Centinaio al termine della conferenza dei capigruppo. “Usciremo dall’aula”, ha chiarito, “come abbiamo sempre fatto”. “Probabilmente giovedì stesso voteremo la fiducia”, ha confermato Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto-Sel, spiegando che “questo provvedimento è un collegato, quindi in teoria doveva avere un procedimento molto specifico e avrà bisogno anche del numero legale”.
“Per il Pd andare in aula senza il proprio relatore è un danno, purtroppo reso necessario dalla conferma avvenuta stamattina che gli emendamenti non sarebbero stati ritirati”, ha spiegato Luigi Zanda, capogruppo del Pd in Senato. “Su questioni così delicate come l’assunzione dei precari”, ha commentato, “il tempo non è una variabile indipendente”. Della stessa opinione Andrea Marcucci, senatore del Pd e presidente della commissione Istruzione: “Andare in aula senza relatori”, ha detto, “è stata una scelta obbligata”. E ha sottolineato: “I relatori hanno presentato un testo che ha recepito molte proposte dell’opposizione, eppure anche oggi abbiamo registrato un atteggiamento di totale chiusura”.
Ma l’opposizione non ci sta. “Era stato già deciso tutto”, ha detto Centinaio, seguito a ruota dalla senatrice Sel Loredana De Petris, per la quale “questa mattina abbiamo assistito in commissione all’ennesima pantomima”.
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