Sbarchi, ‘Serve canale legale’: è polemica Bonino-Gentiloni

Sbarchi, ‘Serve canale legale’: è polemica Bonino-Gentiloni

di Fabio De Ponte

Roma, 25 mag. (LaPresse) – “Raccontare che questo problema possa essere risolto in modo semplice credo che voglia dire diffondere illusioni”. E’ polemica tra il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, e l’ex commisaria Ue Emma Bonino. Con queste parole, infatti, il titolare della Farnesina ha ribattuto oggi alla leader radicale, che ieri aveva sottolineato che “non c’è un modo legale di venire qui in Europa” e che proprio questo è il problema all’origine del dramma dei barconi.

Una affermazione confermata nei giorni scorsi a LaPresse anche da un impiegato della questura di Roma, che ha sottolineato (chiedendo di restare nell’anonimato perché non autorizzato dal Viminale): “Non c’è un modo legale per venire in Italia”, così i migranti si imbarcano e “obiettivamente sono obbligati a chiedere l’asilo politico”, visto che diversamente scatterebbe l’iter dell’espulsione. E concludendo: “Ci sono delle modifiche da fare alla legge sull’immigrazione, sicuro al cento per cento”.

Nonostante le obiezioni, il Governo tira dritto per la sua strada e continua a invocare l’Europa: “Non ci rassegnamo – ha ripetuto oggi Gentiloni – a che il risveglio della coscienza europea sia durato appena un mese”.

Una invocazione contestata dalla Bonino. “Oggi – ha detto – chiamiamo l’Europa al soccorso ma per essere credibili abbiamo bisogno di mettere un po’ di ordine in casa nostra. E’ vero che i richiedenti asilo ci costano sessanta euro a testa al giorno, ma nelle loro tasche non ne arrivano neanche due. Tutto il resto è mediazione, corruzione e così via. Non abbiamo neanche una legge nazionale dell’asilo, tanto per essere chiari”. E ancora: “Quindici anni fa la Commissione propose una politica europa dell’immigrazione e tutti gli Stati membri, l’Italia in testa, dissero di no, dicendo che era competenza nazionale”.

Sulla questione sbarchi anche l’Alta rappresentante per la politica estera Ue Federica Mogherini è intervenuta oggi a Roma, con una lectio magistralis nella sala della stampa estera, dove ha ricevuto il premio annuale dell’Ispi (Istituto di studi di politica internazionale). “Il compito più urgente – ha detto – è salvare le vite di chi muore, di chi rischia di pagare le proprie speranze con la propria vita”. Per poi annunciare: “Raddoppieremo la nostra presenza in Niger per lavorare sulla via principale di accesso alla Libia”. Insomma per bloccare i migranti prima ancora che possano arrivare in Libia e quindi molto prima che possano imbarcarsi.

Una contraddizione sollevata negli ultimi tempi da organizzazioni umanitarie e associazioni per i diritti dei migranti. Nonostante l’accortezza di un’espressione neutra come “lavorare sulla via principale di accesso”, infatti, l’iniziativa appare tuttaltro che umanitaria, va denunciando in questi giorni il presidente della Croce rossa italiana Francesco Rocca. “Chiudere questi canali – ha detto qualche giorno fa nel corso di una audizione di fronte alla commissione Affari costituzionali del Senato – con la consapevolezza che ci sono centinaia di migliaia di persone che spingono significherebbe condannarle a violenze senza precedenti, sbagliato soprattutto se consideriamo il diritto di queste persone ad essere protette”.

L’attenzione di tutti ora è puntata sulle parole che il segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki-moon, pronuncerà di fronte al Parlamento europeo. Il numero uno del palazzo di vetro è atteso infatti domani e mercoledì a Bruxelles, dove parlerà anche con i leader europei della questione dei migranti.

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