Dalla nostra inviata Nadia Pietrafitta
Pechino (Cina), 10 giu. (LaPresse) – In Asia per “scrivere una pagina nuova del racconto del Made in Italy”. Secondo giorno in Oriente per Matteo Renzi, che prosegue il suo tour in cerca di nuovi investimenti e nuove occasioni per far crescere l’export italiano. La giornata del premier inizia di buon mattino a ‘Casa Italia’, dove – dopo aver preso un caffè – si confronta per circa due ore con alcuni rappresentanti della società civile e dell’imprenditoria italiana e vietnamita ad Hanoi.
Il presidente del Consiglio dedica poi la mattinata alla visita degli stabilimenti di Ariston Thermo e Piaggio, aziende che da anni hanno vinto la loro scommessa di espansione nel mercato asiatico. Ariston Thermo è presente in Vietnam dal 1988. Lo stabilimento di a Bac Ninh, nel quale Renzi è stato accolto dal presidente onorario Francesco Merloni e dall’amministratore delegato Leonardo Senni, è all’avanguardia nel campo della produzione di scaldacqua elettrici con una capacità annuale massima di un milione di pezzi, e occupa circa 300 persone.
Si trova a Vinh Phuc, un distretto produttivo situato a poca distanza dall’aeroporto internazionale di Hanoi, e ha circa 850 dipendenti, invece, il complesso industriale del gruppo Piaggio in Vietnam. “Sono orgoglioso di ricevere la visita del presidente del Consiglio italiano nel nostro polo produttivo vietnamita”, dice Roberto Colaninno, presidente e amministratore delegato del gruppo accogliendo Renzi. “Si tratta – aggiunge – del più importante riconoscimento possibile per il lavoro di tutti i tecnici e i manager italiani che dal 2008 a oggi hanno realizzato il progetto Piaggio Vietnam, e per tutte le donne e gli uomini vietnamiti che lavorano con noi alla produzione e alla diffusione di un simbolo dell’Italia quale è la Vespa. Siamo partiti da prato verde, e in meno di cinque anni abbiamo già prodotto e venduto oltre quattrocentomila veicoli”. “In anticipo rispetto a numerosi altri costruttori occidentali – dice ancora Colaninno – il gruppo Piaggio ha perseguito una strategia di espansione globale”.
Dopo la visita agli stabilimenti la delegazione italiana parte alla volta della Cina. Prima tappa Shanghai con l’incontro con le comunità d’affari italiana e cinese presso lo Shanghai Italian Center, ex padiglione italiano durante l’esposizione universale cinese del 2010, manifestazione che, secondo Renzi, “resta un modello” anche per quella che andrà in scena a Milano nel 2015. “L’Expo deve essere l’occasione per l’Italia per raccontare se stessa – insiste il premier – L’Italia è più grande delle cose negative che vengono dette. Dobbiamo usare l’Expo per scrivere una pagina nuova del racconto del made in Italy”, ribadisce assistendo alla presentazione del terzo padiglione cinese all’esposizione italiana.
E se, nonostante gli ultimi scandali, l’Expo rimane un’occasione da non perdere, è tutto il sistema Italia a dover cambiare marcia. “Ci sfidiamo a fare di più – è il refrain dell’inquilino di palazzo Chigi – Noi non siamo qui per riportare a casa le aziende, ma siamo qui per portare più Italia all’estero”, perché se ancora è “troppo poco” il made in Italy esportato in Cina “è segno che qualcosa che non va da parte nostra”. La missione cinese di Renzi proseguirà domani a Pechino, dove il premier parteciperà alla riunione inaugurale del Business Forum Italia-Cina, nella sede dell’Assemblea nazionale del popolo, in piazza Tienanmen, insieme al premier cinese Li Keqiang. Con Renzi ci saranno anche la ministra dello Sviluppo economico Federica Guidi e i rappresentanti di una cinquantina di aziende italiane, tra cui Enel, Finmeccanica, Unicredit, Ansaldo. L’obiettivo è quello di far decollare progetti comuni (diversi gli accordi commerciali che saranno siglati), aumentare l’interscambio, promuovere gli investimenti tra i due Paesi e far diventare protagonista, anche a Pechino, l’Italia “migliore”.
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